Ricordo di aver letto da qualche parte che il più noto dei Singer, Isaac Bashevis, affermava che il fratello era il più dotato tra i due come scrittore. Sia leggenda, sia un mio cattivo ricordo, questa frase mi è tornata spesso alla mente durante la lettura di questo volume. Nonostante sia stato ritoccato dal figlio di Israel Joshua, lo stile è coinvolgente, ben fondato, pulito. E l’argomento è di grande interesse, almeno per me: gli eventi hanno infatti luogo in quel lasso di tempo intercorso dall’entrata in guerra (parliamo della Prima Guerra Mondiale) della Russia (al tempo Impero Russo) e il progressivo indebolirsi della sua spinta bellica per i sommovimenti interni al paese che porteranno alla Rivoluzione d’Ottobre. In questo contesto si muove Binyamin Lerner, disertore dell’esercito zarista, che si ritrova a passare mesi ed esperienze intense e quasi epiche, che ora non racconto per non svelare nulla. Piccola postilla: al romanzo muovono la critica di “spegnersi” quasi in maniera frettolosa. Posso concordare parzialmente, ma l’ho trovato comunque godibilissimo, finale compreso.
Acciaio contro acciaio
Le strade roventi popolate da orde di mendicanti, da cortei funebri, da bande militari tedesche che incedono con grande strepito, dai temuti Ussari della morte che sfilano in tutto il loro minaccioso splendore, da individui affamati e senza casa che si aggirano con espressione apatica, indifferente. Il gigantesco cantiere sulla Vistola dove gli operai – russi, ebrei e polacchi – si sfiancano assonnati e indolenziti, perennemente sovrastati dal fragore delle onde, dal rombo dei macchinari, dal ruggito delle voci che sbraitano in varie lingue. È la Varsavia che accoglie Binyamin Lerner, reduce da nove mesi sul fronte galiziano nella fanteria dello zar. E più che mai deciso a sopravvivere, anche a prezzo della diserzione, a conquistare il suo destino in un mondo divelto dalle fondamenta: a contrastare, acciaio contro acciaio, l'inesorabile violenza della Storia. Una violenza che Singer ha vissuto sulla propria pelle e nella quale – mentre seguiamo Binyamin dal vertiginoso caos di Varsavia a una comune agricola in Polesia e infine a Pietroburgo, cuore della Rivoluzione – ci sprofonda, letteralmente, con la prodigiosa maestria che i molti lettori della "Famiglia Karnowski" hanno imparato a conoscere.
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Marco Bertagna 08 marzo 2017
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