Ti sei mai chiesto cosa succederebbe se su tutti i mari scomparissero migliaia di specie di pesci? Che danno darebbe all'ambiente? Questo documentario che rivela qualcosa che diamo per scontato, o che mai ci pensiamo. Nonostante il documentario sia ora mai di qualche anno fa, il problema rimane più che attuale e nonostante siano passati anni, se si fa una ricerca in rete sulla questione ci si renderà conto di come la problematica venga lasciata alla deriva. La pesca intensiva, come viene egregiamente affrontato, mostra come sia diventato un problema al quale bisogna veramente affrontare nei prossimi 30-50 anni. Perché? Vedete il documentario per capire. L'audio e il libretto presente al suo interno sono in ottimo stato e mostrano un bel aspetto estetico. Consigliatissimo per le scuole e per un proprio approfondimento personale.
Questo film alza il sipario sullo stillicidio che si compie ogni giorno, da anni, sotto i nostri occhi: una corsa sfrenata all'approvvigionamento ittico, con ogni mezzo, che entro la metà del secolo rischia di consegnarci oceani senza più pesci da pescare, la fine di una risorsa che sembrava interminabile. E ci dice che se apriamo gli occhi non tutto è perduto: le soluzioni ci sono, e ognuno di noi, senza troppi sacrifici, può contribuire a fermare il conto alla rovescia. Tratto da un libro-inchiesta di Charles Clover, giornalista del "Daily Telegraph", e realizzato da Rupert Murray, eco-regista militante, è il crudo resoconto dell'immane disastro ambientale di cui (quasi) nessuno è al corrente, la tragica cecità del genere umano che, per soddisfare interessi economici e mode alimentari, sta riducendo a un deserto il mare, la culla della vita sul nostro pianeta. Perché la fine del mondo può nascondersi ovunque, anche nel piatto di merluzzo che mangeremo stasera. Il libro "Un mondo senza pesci" a cura di Nicola Ferrero di Slow Food, raccoglie interviste e interventi sul tema e include una miniguida (con ricette) per combinare piacere e responsabilità. (Durata del DVD: 82 minuti)
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Anno edizione:2011
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Anzitutto la lingua del documentario non è italiano ma bensì inglese sottotitolato in italiano, e già qui signori ci sarebbe da fare una grossa critica riguardo la falsa informazione verso gli acquirenti come me. Per il resto un documentario a metà, tante informazioni buone molte altre pessime e senza l'unica conclusione plausibile per la salvezza del mare, dei suoi abitanti e del genere umano. Si arriva a dire che il Mcdonald affermano di fornire il 90% del pesce sostenibile. Ma può esistere una sostenibilità quando si uccide un altro essere vivente? Credo proprio di no, inoltre si afferma che mangiare pesce fa bene perché contiene omega3, dico ma scherziamo? E il mercurio dove lo mettiamo? Gli omega3 che fanno bene sono solo negli alimenti vegetali (semi di lino, olio di lino ecc.) e non nel pesce. L'unica soluzione per il mare e che tutti smettiamo di cibarci di pesce e basta, non sono le aree marine protette come si afferma in questo documentario. L'unico modo che abbiamo come consumatori è quello di smettere semplicemente di sovvenzionare questa industria e basta e non smettere di sovvenzionare questa e pagare slowfood che comunque uccide sia animali terrestri che marini per lucrare, anziché dare l'esempio creando ristoranti vegani o per lo meno vegetariani. Non esiste proprio. Sconsiglio a tutti la visione e l'acquisto di questo documentario che non serve a niente se non a dar voce ad uno pseudo ambientalista e suoi gargarismi pieni di falsità. Ma dico si può parlare di difesa degli animali quando li si mangia? Si dovrebbe vergognare e mi fa sorridere quell'altro che parla nel documentario e dice di essere fiducioso sul cambiamento che avverrà facendo le aree marine protette, beato lui che riesce a fregarsene peccato per i propri figli invece. Hanno scordato di dire che se il mare muore se ne va l'80% dell'ossigeno che respiriamo. Bello essere ambientalisti cosi, chissà se saprà quello che provocano gli allevamenti intensivi all'ambiente e nel caso come spera di risolvere il problema. Allevamenti protetti? Oppure tornare alla caccia primitiva? Ma si faccia un brodo. Non proietterò mai questo documentario in una scuola come ho fatto per altri e sconsiglierò ad altre associazioni di fare altrettanto. Grazie
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