Tutti i personaggi sono delineati in modo da farci condividere le loro difficoltà, le loro emozioni, le loro frustazioni. Sullo sfondo di una Napoli segnata dal senso di inevitabilità delle vicende umane, non manca una luce di speranza, nel finale del racconto, che ci mostra come, al di là degli eventi, in tutti i protagonisti è presente una parte positiva che, prima o poi, tende a palesarsi. Scorrevole nella forma, significativo nel messaggio trasmesso e molto gradevole nella lettura. Consigliato.
Come già in Dieci, con quella scrittura spigolosa e incalzante, Andrej Longo ci racconta una certa Napoli, e gli uomini e le donne che la abitano: protervi e feriti, crudeli e generosi.
«Questo nuovo romanzo di Andrej Longo si distingue per il linguaggio bello e terso, un amalgama di dialetto napoletano e gergo italiano che a volte diventa poesia.» - Frederika Randall, Internazionale
Genny ha sedici anni e lavora in un bar dalle parti di via Toledo; gli piace giocare a pallone e fare il buffone sul motorino. Perché, dicono gli amici, come lo porta lui, il mezzo, non lo porta nessuno. Tania di anni ne ha quindici, va ancora a scuola e dorme in una stanza che «tiene il soffitto pittato di stelle»; le piacciono le scarpe da ginnastica rosa e i bastoncini di merluzzo. La madre di Genny «ha quarant'anni, forse pure qualcuno in meno, ma il viso è segnato da certe occhiaie scure che la fanno sembrare più vecchia»; passa le giornate a fare gli orli ai jeans: venti orli ottanta euro; ogni tanto si interrompe, prende le carte e fa i tarocchi; e ogni tanto, quando non riesce a respirare, si attacca all'ossigeno. La madre di Tania fa la poliziotta, ha un corpo asciutto, muscoloso, e vicino all'ombelico «la cicatrice tonda di quando l'hanno sparata»; ed è una che se qualcosa va storto non esita a tirare fuori la pistola. Un sabato pomeriggio, in una strada del Vomero, le vite di Genny e di Tania si incrociano in modo tragico: e una madre decide di fare giustizia. A modo suo. Come già in Dieci, con quella scrittura spigolosa e incalzante che riesce, è stato scritto, «a riattivare ciò che giace inerte nel linguaggio collettivo e privato», Andrej Longo ci racconta una certa Napoli, e gli uomini e le donne che la abitano: protervi e feriti, crudeli e generosi.
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Anny 22 novembre 2022
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GIAMPIERO FARGNOLI 28 novembre 2016
Che gran libro! Nella prima parte, in cui prevalgono ambiente e personaggi, il lettore si trova letteralmente immerso nell’universo di Genny, una Napoli bella e cattivissima nel quale i rapporti umani sono dominati dalle abilità personali. Questa, a mia opinione, è la parte migliore del libro. Nella seconda il testo forse tradisce un po’ le attese; per i miei gusti ci si accosta un po’ troppo a certi stereotipi “polizialcriminaleschi”. Resta, ad ogni modo, una grande libro e, quella di Longo, una maiuscola scrittura.
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ROBERTA GIULIETTI 07 luglio 2016
Senz'altro uno dei migliori testi di Andrej Longo con una scrittura densa e incalzante ,che immerge il lettore in una Napoli , quella dei quartieri spagnoli, viva , crudele , violenta ma non senza speranza , perché generosa e capace di rinascita.
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