Premetto dicendo che al momento ne ho letto solo metà (perché non è il tipo di lettura di cui ho bisogno in questo momento). Mi è comunque piaciuto. E’ un romanzo profondo, “pensato”, e che comunque fa riflettere ed emoziona al tempo stesso. Non è, (parere personale), da leggere “a cuor leggero” diciamo, ma richiede un po’ d’“impegno”, cioè concentrazione. Giudizio positivo.
Apeirogon. Ediz. 70° anniversario
Scopri gli altri libri della collana UE70 Settant’anni di storie e idee
In questo romanzo struggente e pieno di speranza, McCann dà prova dell’inesauribile potere salvifico della letteratura, consegnandoci un autentico classico contemporaneo.
«Ieri ero intelligente e volevo cambiare il mondo. Oggi sono saggio e ho cominciato a cambiare me stesso.»
Colum McCann è un autore capace di tenere insieme storie e culture anche molto lontane nel tempo e nello spazio e di farle vivere sulla pagina. Dalla prima raccolta di racconti "Di altre rive" (1994), la sua produzione è andata conquistandosi una posizione di sempre maggior rilievo nel panorama internazionale, arrivando al National Book Award con "Lascia che il mondo giri" (2009), un romanzo in cui la camminata del funambolo Philippe Petit tra le Torri gemelle diventa il centro di una pluralità di vite newyorkesi. In Italia McCann si afferma definitivamente nel 2021, quando Feltrinelli pubblica il bestseller "Apeirogon". Attraverso una serie di frammenti di spietata lucidità, McCann si cala in uno dei conflitti più sanguinosi del Novecento, e lo fa raccontando la vera storia di Bassam Aramin e Rami Elhanan, palestinese il primo, israeliano il secondo. I loro destini contrapposti sono uniti da un filo rosso: entrambi hanno perso una figlia dentro i meccanismi disumani della guerra. La morte delle due bambine diventa lo squarcio che apre gli occhi a una possibilità ulteriore, quella del dialogo e della comprensione, l’unica strada per arrivare a una pace che dia una parvenza di senso al dolore.
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Anno edizione:2025
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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saviange 18 marzo 2025profondo-consigliato
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alma 08 novembre 2022UN LIBRO PREZIOSO
Geniale. E' la parola che meglio definisce ,secondo me, la scrittura di questo libro. Una storia che prende spunto da accadimenti e situazioni purtroppo reali,scritta in modo appassionante e coinvolgente,con uno stile assolutamente originale,volto a rispecchiare le infinite sfaccettature della vita,proprio come la caratteristica del poligono scelto per il titolo. Un libro davvero prezioso.
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Vitaliano 23 novembre 2021Un conflitto infinito
Apeirogon si inserisce nel filone narrativo di chi, da tempo, si batte per la fine del conflitto palestinese. A differenza della gran parte degli scrittori israeliani o palestinesi – fra tutti A. Yehoshua (Fuoco amico) e Susan Abulawa, (Ogni mattina a Jenin) – Colum McCann è uno scrittore irlandese-statunitense. Il romanzo ripercorre le vicende di Rami e Bassam le cui vite sono segnate dalla perdita, rispettivamente, di Smadar e di Abir, le loro figlie. Smadar uccisa a 13 anni da un attentato palestinese e Abir, uccisa a 10 anni da un soldato israeliano che le spara alla testa da una autoblindo. Rami e Bassam, dopo un incontro fatto di diffidenza prima e di amicizia dopo, diventano portatori di un messaggio di pace invocando energicamente, in tutto il mondo, un processo di distensione e di coesistenza pacifica tra i due popoli. Come il poligono da cui prende il nome il romanzo, con mille sfaccettature, è struggente, duro, impietoso contro chi, da ambedue le parti, ostacola volutamente, per interessi o ideologia, qualsiasi processo di pace. La testimonianza, sempre la stessa e sempre diversa, che Rami e Bassam portano in giro per il mondo, è così potente nella sua semplice drammaticità da infondere nel lettore un vivido messaggio di speranza. Il susseguirsi incalzante di paragrafi molto brevi (uno di sole 3 parole) sembra quasi voler richiamare, nel ritmo narrativo, la sequenza di scariche di mitra e/o della quotidiana violenza che quei popoli vivono. Il limite è che è un po' troppo intriso di buonismo. Far emergere la voglia di pace attraverso solo la “buona volontà” delle parti rende riduttiva e alquanto "semplicistica" una questione che si dipana da troppo tempo. Pur non nascondendo la violenza che i palestinesi subiscono McCann sorvola troppo sulle responsabilità dell’occupazione israeliana... e chi ha visitato Israele ha potuto toccare con mano che la vera violenza è proprio nella “normale quotidianità” cui i palestinesi sono costretti a vivere. Da leggere.
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