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Anno edizione: 2020
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«In mezzo a questa gente sarebbe sempre stato uno straniero – un ausländer. Ma nel suo cuore Peter sentiva di avere ragione. Qualcosa dentro di lui gli impediva di accettare la cieca fede che loro nutrivano nei confronti di Hitler e del nazismo.»
«Mi piace la storia perché può essere strana quanto la fantascienza, ma è accaduta per davvero!» – Paul Dowswell
Polonia 1941. I genitori di Peter vengono uccisi e il ragazzo mandato in orfanotrofio a Varsavia. Peter, biondo con gli occhi azzurri, sembra il ragazzo ritratto nel manifesto della gioventù hiltleriana e può essere adottato da una famiglia importante. Così avviene. Il professor Kattelbach e sua moglie sono entusiasti di accogliere nella loro famiglia un giovane dall'aspetto così "ariano". Ma Peter non è il ragazzo tipico della gioventù hitleriana, Peter non vuole essere un nazista e decide di correre un rischio... il rischio più grande che si può correre a Berlino nel 1943.
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Parto dalla fine ovvero non capita spesso che nella mia classifica personale scriva un Ottimo, ma questo è quello che merita Dowsell per essere riuscito a catturare l’attenzione con un linguaggio chiario, descrittivo ma senza cadere nella crudeltà, che peraltro traspare chiaramente dalla vicenda che, tolte le parti romanzate, si rifà alla folle politica della selezione della razza Ariana da parte dei nazisti. Essendo appassionato di storia con una predilizione per alcuni periodi precisi, tra cui quello della II guerra mondiale, conosco bene le vicende raccontate; la vicenda è raccontata al meglio da Dowsell che riesce a farti vivere in prima persona le paure del protagonista, alle prese con una vita dapprima confusa per poi prendere la sua direzione, più consapevole, ma decisamente rischiosa in tempi già pericolosi, vista la guerra, i bombardamenti, la morte che poteva coglierti ad ogni momento. Così come accade a Martin Bora (vedi i libri di Ben Pastor), militare di professione, anche altri scoprono quello che non vedevano o che, in taluni casi, preferivano non vedere; resta il fatto però che è fin troppo dacile giudicare al giorno d’oggi, restando seduti sulla poltrona a leggere. Molti, troppi, tedeschi si sono macchiati di colpe incancellabili, ma è anche vero che pensare ad una società dove l’unica fonte di informazione è la voce del regime, totalitario e spietato, dove il solo dimenticarsi di esporre la bandiera nazista alla finestra ti espone ad una denuncia alla Gestapo, e dove uomini vestiti di nero ti possono caricare su un camion e farti scomparire dalla faccia della terra, bè diventa difficile fare la cosa giusta che, peraltro molti hanno fatto. Che fosse un’intero popolo, come raccontato in Il popolo che disse no, oppure singoli come Perlasca o Schindler, oppure semplici cittadini che, nella Germania nazista crearono realmente reti di soccorso clandestine, poco importa; leggendo questo romanzo, tutto appare più chiaro. Il finale, pur drammatico sotto molti aspetti, e non poteva che essere così, è in linea con le mie aspettative. Come detto, Ottimo libro
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