Una bellissima storia
La bambina di Kabul
Un esordio unico. Saliha Sultan è arrivata in Italia vent'anni fa, ma non dimentica il suo passato. La storia vera della sua fuga dall'Afghanistan.
Quando i talebani tornano al potere nell'agosto del 2021, Saliha vive in Italia da molti anni. È nata e cresciuta nel nord dell'Afghanistan sotto il regime dei mujaheddin e anche se è passato diverso tempo non ha dimenticato la sua infanzia, funestata dalla guerra. La restaurazione del regime, oggi come ieri, rappresenta un'enorme minaccia per i diritti delle donne e comporta la chiusura immediata delle scuole: una condanna nei confronti delle bambine e delle ragazze del Paese, a cui viene tolta la possibilità di istruirsi e costruire un futuro libero. Mentre osserva il ritorno di un governo oppressivo, Saliha decide di rompere il silenzio e raccontare la sua esperienza. Un percorso difficile, a cavallo tra l'Afghanistan, una terra di continue e feroci lotte, e l'Italia, là dove da straniera, da esclusa, ha dovuto lottare per non perdere un'identità. Dentro di sé ha serbato il coraggio di Sultan, suo padre, e la forza d'animo di Adee, sua nonna, fino a costruire uno spazio per sé e per sua figlia. A fare da bussola, nel corso di anni complicati, i preziosi libri di Khaled Hosseini, di Antonia Arslan e la voglia di non rinunciare a esprimere la propria voce. Ripercorrendo l'intensa esperienza della sua vita, Saliha costruisce un dolce e appassionato canto di libertà, un'esortazione a non abbassare mai la testa, a non accettare l'imposizione del silenzio.
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Autore:
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Editore:
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Anno edizione:2024
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In commercio dal:9 aprile 2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Lsm 11 marzo 2025Bellissimo
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Stefania 14 febbraio 2025Una storia di dolore e di coraggio
Saliha è una ragazza nata e cresciuta in Afghanistan e trasferitasi in Italia dopo il matrimonio. È giovanissima, eppure ha vissuto mille vite, mille dolori, nel cuore quella croce che è il paradosso di chi subisce violenza: si sente responsabile, il peccato grava sulla vittima e non sul colpevole. Una trama intensa, una narrazione coraggiosa e dolorosa che intreccia la testimonianza della storia recente dell’Afghanistan agli eventi vissuti in prima persona da Saliha. La libertà in Afghanistan è una chimera, in modo particolare per le donne, private di ogni diritto, dalla parola all’istruzione, spesso anche dell’identità. Due frasi sono ricorrenti in questo libro: “La libertà si conquista a piccoli passi” “Ero / sono una ribelle” I piccoli passi compiuti da Saliha in realtà sono enormi, immensi per importanza, fondamentali per lei e per chi si trova a vivere situazioni analoghe. La violenza ha radici profonde, radicate, scaturisce dalla guerra, dall’ignoranza, dal retaggio culturale. Si tende a darle un nome ed un volto, quasi che associandola ad una causa la si possa accettare, o, peggio, giustificare. Invece la violenza è trasversale, non ha provenienza, né estrazione sociale, né età né giustificazione alcuna. Non si deve accettare, punto e basta. Saliha non è una ribelle, è una ragazza normale, è intelligente e moderna, ha il diritto di studiare, di lavorare, di essere libera, di scrivere e di esprimersi come vuole. Di amare chi vuole. Commuovente è la lettera alla figlia, destinata a tutte le figlie, alle donne di domani, a quelle che saranno ancor più libere anche grazie alle tante Saliha, al loro coraggio ed ai loro passi da gigante.
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