Lessi La tribù di Moro Seduto che ero uno studente liceale, oggi sono un pensionato. Stefano Benni mi ha accompagnato per tutte le fasi della mia vita, con il suo stile leggero e mai banale, con la sue scelte lessicali sempre azzeccate, ma soprattutto con la maestria con cui adopera due strumenti letterari "delicatissimi", l'assurdo e il grottesco.. Quando scrive Benni da un lato ti sembra di restare sospeso in una dimensione onirica, dall'altro vedi le cose con una chiarezza che da sveglio non hai. Forse questo non è il migliore, ma stiamo parlando di Benni, i migliori sono pura poesia. Qui invece è una carrellata di descrizioni, riflessioni, storie che hanno come filo conduttore il bar. elevato a istituzione di socialità, viviamo la sua evoluzione, la sua diversificazione "classista" (il capitolo dove vengono descritte in parallelo la festa al bar figo e la festa al bar di periferia è una pagina di assoluto godimento), le sue storie, sospese tra assurdo e verismo quasi graffiante. ho trovato un difetto: finisce troppo presto
