Il bene e gli altri. Dante e un'etica per il nuovo millennio
Un viaggio temerario nella "Commedia" dantesca per dimostrare che il sommo poeta può ancora dialogare con noi e aiutarci a ridefinire un'etica per il terzo millennio
Come educare oggi un giovane, immerso in una cultura che ignora l'umanesimo e i tradizionali veicoli del sapere? In che modo riformulare i dilemmi dell'etica dopo che gli dei hanno abbandonato i nostri dieli? L'"inattuale" Dante – uomo del Medioevo e abitante di un universo ancora stabile – può darci indicazioni preziose attraverso l'ausilio involontario di Simone Weil. La filosofa francese ha scritto: "È bene ciò che dà maggiore realtà agli esseri e alle cose, male ciò che gliela toglie". Alla luce di questa intuizione La Porta individua l'idea morale all'origine della "Commedia", dove i sette peccati capitali tolgono tutti realtà al prossimo. Così Dante può aiutarci a ridefinire un'etica che non consiste in imperativi categorici ma che ci permette di far esistere il mondo, nella sua inviolabile, corposa, mutevole alterità. E che ci chiede di "ascoltare" gli altri proprio al fine di farli esistere, e di far esistere così anche noi.
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Anno edizione:2018
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