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Anno edizione: 2020
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"Black Hole" si apre con uno squarcio, che ci trascina dentro una storia in bianco e nero, cupa e claustrofobica. L'autore, Charles Burns, ci porta nell'afosa estate di un gruppo di adolescenti americani degli anni Settanta, durante la quale un virus trasmesso tramite i rapporti sessuali li porta a subire orribili deformazioni del proprio corpo. C'è chi ne è colpito in modo minore e riesce a condurre una vita normale, chi invece ne viene così trasformato che è costretto a vivere ai margini della società, nascondendosi nei boschi. Il buco nero del titolo non è altro che l'entrare nell'oscuro dell'adolescenza, periodo di mutamenti fisici e caratteriali, che i protagonisti vivono fra sesso, droga e le paure che chiunque di noi vive o ha vissuto. Burns rappresenta tutto questo in modo non retorico e stucchevole, con molte metafore e simbologie, soprattutto di natura sessuale, con uno stile quasi asettico ma che nasconde dietro un lavoro certosino. Basti pensare che durante i dieci anni di lavorazione dell'opera, pubblicata a volumi, il disegno ha mantenuto la stessa precisione. La narrazione non è lineare e segue principalmente i pensieri di Keith e Eliza, considerabili i due protagonisti. Nonostante tutto, il finale dell'opera porta ogni cosa al suo posto, onesto e azzeccato per rappresentare nel modo migliore il passaggio all'età adulta, con le sue luci e le sue ombre, i suoi bianchi e neri.
Finisci questo graphic novel ed esclami: "Che cosa ho letto?". Lo dici, non perché la storia sia complicata, ma perché l'autore è stato in grado di lasciare un segno davvero profondo nel suo lettore. Le tavole sono poi rese con una tecnica che ho apprezzato pagina dopo pagina, in continua ricerca di quel bianco come la luna e il nero brillante e lucido. Davvero una lettura consigliata per chi voglia intraprendere un tema incentrato sulle malattie sessualmente trasmissibili e l'uso di droghe.
Ambientato nella periferia di Seattle a metà anni degli Settanta, la storia narra delle vite di quattro personaggi principali (Chris, Rob, Keith ed Eliza), quattro adolescenti che contraggono una malattia sessualmente trasmissibile sconosciuta in grado di provare da ferite a vere e proprie mutazioni fisiche trasformandoli in soggetti socialmente non più accettati. Numerose sono le chiavi di interpretazione che può dare il lettore, passando dall’ipotesi che le deformità siano una metafora dell’AIDS, vera e propria piaga alla ribalta dei media nei primissimi anni Novanta, quando il libro iniziò a essere scritto, così come a quella che, come affermato da Burns, le deformità siano una metafora dell'adolescenza, della scoperta della propria sessualità e della transizione verso l'età adulta. Tutto disegnato in bianco e nero, con quest’ultimo a fare da padrone assoluto, disegni “disturbanti”, che ben si sposano col senso di inquietudine che traspare dalle vicende, come se si fosse in un perenne limbo tra incubo e realtà.
Recensioni
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