Credo che l’unico aspetto che mi accomuni a Jules Maigret sia la innata sfiducia nei politici; anche il celebre commissario cerca di starne alla larga, consapevole dei doppi giochi che spesso caratterizzano il loro operato, ma quando, dopo circa un mese che era crollata un’ala di un sanatorio seppellendo numerosi bambini deceduti nell’occasione, riceve una telefonata serale dal ministro dei Lavori Pubblici che chiede il suo aiuto, per quanto dubbioso e titubante va all’appuntamento. In un’abitazione privata si incontra così con un uomo simile a lui nella stazza e perfino nelle origini, un avvocato che viene dalla provincia e che gli racconta della sparizione misteriosa di un documento, il rapporto Calame, che molto ha da dire sulla disgrazia accaduta. Auguste Point, così si chiama il ministro, fa una buona impressione sul commissario che finisce per credergli e per accettare l’incarico di togliere il politico dal fuoco in cui è caduto con il furto del predetto documento che aveva temporaneamento depositato proprio nello stesso appartamento nell’attesa di consegnarlo al Presidente del Consiglio. Come è possibile comprendere, è un’indagine per niente facile, dovendo procedere come su un campo minato, e Maigret dovrà giocare d’astuzia più del solito, cercando di mantenersi sereno e di tenere un dignitoso comportamento diplomatico. E’ inutile che aggiunga che il commissario ancora una volta chiuderà positivamente un caso in cui, fatto insolito, non ci sono omicidi. Maigret e il ministro è quindi un poliziesco strano, ma ha una sua ben costruita suspense che lo rende avvincente dalla prima all’ultima pagina.
Maigret e il ministro
Allora Maigret fece qualcosa che avrebbe potuto costargli caro. Perché non aveva niente da guadagnare, e semmai tutto da perdere, a misurarsi con un avversario potente e scaltro come Mascoulin.Quello, in piedi, gli stava tendendo la mano. In un lampo il commissario si ricordò di Point e della storia delle mani sporche.Non stette a considerare i pro e i contro, prese la tazza del caffè ormai vuota e se la portò alle labbra, ignorando la mano che gli veniva offerta.Lo sguardo del deputato si incupì e il fremito all’angolo della bocca, lungi dall’attenuarsi, si accentuò.Disse soltanto: «Arrivederla, signor Maigret».Aveva intenzionalmente calcato sul «signor», come parve al commissario? Se sì, era una minaccia appena camuffata, perché significava che Maigret non si sarebbe fregiato ancora a lungo del titolo di commissario. (Le inchieste di Maigret 46 di 75)
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Renzo Montagnoli 23 agosto 2019
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