“Si deve iniziare a perdere la memoria, anche solo brandelli di ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita. Senza memoria la vita non è vita… La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla…”. Così ha scritto Luis Buñuel in “Dei miei sospiri estremi”, e allo stesso modo ha riportato Oliver Sacks come incipit del secondo capitolo (“Il marinaio perduto”) del suo libro probabilmente più noto, il saggio neurologico “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”. Anche se la citazione appartiene ad un’altra opera dell’autore, di gran lunga differente per stile e tematiche da “Zio Tungsteno”, si potrebbe affermare senza nemmeno la minima indecisione che il contenuto espresso e la potenzialità della massima di Buñuel costituiscano, nel loro insieme, l’impalcatura generale che regge l’intero percorso autobiografico del neurologo. Un’autobiografia, quella di Sacks, che però si accosta e si fonde costantemente con una rigorosa e ben esplicata storia della chimica. In tal modo, il lettore si avvicina a due mondi, entrambi destinati ad evolversi e a cambiare rapidamente da un momento all’altro, a volte senza nemmeno avere il tempo di far fronte all’intensità dei mutamenti che li sconvolgono. Cambiamenti che disorientano il piccolo Oliver, sempre più vicino all’adolescenza, e la Chimica, che vediamo continuamente in trasformazione, in un disordine incessante alla ricerca di una purezza razionale, dalle sue origini alchemiche ai salti quantici del Ventesimo secolo. “Zio Tungsteno” è, contemporaneamente, e senza che il primo aggettivo mostri la presunzione di privare il secondo delle sue ricche sfumature di significato (così come deve essere valido, altrettanto, viceversa), il libro più semplice e complesso che io abbia letto fino ad ora. Come ha scritto Pietro Citati: “La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell’universo”.
Zio Tungsteno. Ricordi di un'infanzia chimica
Con questo libro, il suo più personale sino a oggi, Oliver Sacks ci apre le porte della grande casa edoardiana di Londra in cui viveva un ragazzino timido e introverso con la passione per la chimica: di fronte al multiforme e al caotico, all’incomprensibile e al crudele, la purezza del metallo ha per il piccolo Oliver un valore simbolico – quasi la materializzazione di «idee chiare e distinte» e di un ordine stabile. Il tramite naturale verso questo mondo fantastico è Dave, zio Tungsteno, quello che fabbricava le lampadine. Guidati dai filamenti di luce, seguiamo l’evoluzione di quel ragazzino curioso e appassionato – e sarà come ricapitolare alcune tappe essenziali nella storia della scienza.
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diego 14 luglio 2025La gioia della Chimica
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diego 12 luglio 2025La gioia della Chimica
“Si deve iniziare a perdere la memoria, anche solo brandelli di ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita. Senza memoria la vita non è vita… La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla…”. Così ha scritto Luis Buñuel in “Dei miei sospiri estremi”, e allo stesso modo ha riportato Oliver Sacks come incipit del secondo capitolo (“Il marinaio perduto”) del suo libro probabilmente più noto, il saggio neurologico “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”. Anche se la citazione appartiene ad un’altra opera dell’autore, di gran lunga differente per stile e tematiche da “Zio Tungsteno”, si potrebbe affermare senza nemmeno la minima indecisione che il contenuto espresso e la potenzialità della massima di Buñuel costituiscano, nel loro insieme, l’impalcatura generale che regge l’intero percorso autobiografico del neurologo. Un’autobiografia, quella di Sacks, che però si accosta e si fonde costantemente con una rigorosa e ben esplicata storia della chimica. In tal modo, il lettore si avvicina a due mondi, entrambi destinati ad evolversi e a cambiare rapidamente da un momento all’altro, a volte senza nemmeno avere il tempo di far fronte all’intensità dei mutamenti che li sconvolgono. Cambiamenti che disorientano il piccolo Oliver, sempre più vicino all’adolescenza, e la Chimica, che vediamo continuamente in trasformazione, in un disordine incessante alla ricerca di una purezza razionale, dalle sue origini alchemiche ai salti quantici del Ventesimo secolo. “Zio Tungsteno” è, contemporaneamente, e senza che il primo aggettivo mostri la presunzione di privare il secondo delle sue ricche sfumature di significato (così come deve essere valido, altrettanto, viceversa), il libro più semplice e complesso che io abbia letto fino ad ora. Come ha scritto Pietro Citati: “La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell’universo”.
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Lu72 29 aprile 2022
Il racconto dell' infanzia del noto medico, a metà tra saggio ed autobiografia, Sacks ripercorre i suoi primi anni di vita ed il nascere della sua passione per la chimica. Le pressioni della famiglia ( entrambi i genitori erano medici) lo porteranno a scegliere la professione medica, ma l' amore per la materia resterà sempre vivo in lui. Scorrevole e ricco di aneddoti, un libro consigliato per gli amanti della materia e dell' autore.
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