Opera pantagruelica, eccessiva e diseguale, in cui risulta molto alto il rischio di perdersi alla guisa di Moses Berger, talentuoso seppur incostante scrittore che ha sacrificato le incoraggianti prospettive del proprio futuro sull’altare di due ossessioni: quella per la bottiglia e l’altra (non meno pericolosa) per le sorti dell’inafferrabile Solomon Gursky, del quale si rivelerà incapace di terminare la biografia malgrado il materiale raccolto per un’intera carriera (sprecata?). Il passato ed il presente s’intrecciano costantemente sino a sovrapporsi ed apparire indistinguibili, in un magma narrativo che abbraccia due secoli e svariate culture, per tacer di una pletora di personaggi che si divertono a dissimulare beffardamente le proprie tracce nella mente del lettore. Insomma un romanzo ambizioso, disarticolato e talvolta incongruente eppure ben riuscito, forse proprio grazie alla sua imperfezione.
Solomon Gursky è stato qui
A chi lo incensava come l’inimitabile cantore del microcosmo ebraico di St Urbain Street, Mordecai Richler rispose da par suo, e cioè facendo saltare il tavolo con questo romanzo, il suo penultimo. Qui il racconto abbraccia infatti due secoli, due sponde dell’Atlantico e cinque generazioni di una dinastia ebraica in cui tutto è smisurato: vitalità, ricchezza, lusso, inclinazione al piacere in ogni sua forma. Ma nessuna grande famiglia è senza macchia, e la macchia dei Gursky si chiama Solomon, rampollo in disgrazia che pare essere stato presente, come Zelig più o meno negli stessi anni, in tutti i momenti cruciali del ventesimo secolo – la Lunga Marcia, l’ultima telefonata di Marilyn, le deposizioni del Watergate, il raid di Entebbe. Solomon rimarrebbe tuttavia un mistero, se della sua fenomenale parabola non decidesse di occuparsi il più improbabile dei biografi, Moses Berger, ex ragazzo prodigio rovinato dal rancore, dall’alcol, ma soprattutto dalle sue stesse maniacali indagini intorno a un unico soggetto: i Gursky. I lettori di Barney avranno certamente riconosciuto gli ingredienti base di ogni Richler da collezione: a sorprenderli, stavolta, sarà la loro imprevedibile miscela. "Solomon Gursky è stato qui" è stato pubblicato per la prima volta nel 1989.
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MARCO OLIVA 07 marzo 2017
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