Una foresta che lo attende consapevole di essere il suo percorso d'iniziazione alla virilità. Il ragazzo è giovane, ma sa che deve essere paziente, che deve avere l'umiltà di aspettare, restare in ascolto. Lo sa. Anche se è poco che la vive e presto arriverà il suo momento com'è stato per Sam, per il Maggiore de Spain, per Walter...Diventerà uomo, ucciderà la sua prima preda. Caccia, foresta. Una muraglia alta e senza fine. Luoghi fisici e proiezioni metafisiche dove uomini e cani sanno di dover resistere, essere coraggiosi e non aver paura, perché il prezzo di questo errore lo conoscono fin troppo bene guardando i propri corpi dilaniati, insanguinati e selvaggi. DIVENTARE UOMINI vivendo la morte del grande Lion che con la sua stazza, i suoi occhi gialli era il solo a fronteggiare il Vecchio Ben, le sue fresche e deformi orme... Cercato anche dal ragazzo consapevole della fragilità, dell'impotenza e della mortalità che tutti accomuna, accolto da quella foresta che funge da rifugio, da casa, da madre che lo aspetta custodendo la sua bussola, osservandolo perdersi e ritrovarsi. E mentre, con "sonno incompleto, cuore che batte, un'oscurità che scotta", stivali infangati e barba incolta, si intraprende il percorso di iniziazione; arriveranno prepotenti cravatte, camicie inamidate, binari, piattaforme di carico, segherie ad invadere la bellezza di quell'area incolta, immensa, gradualmente divorata dall'arrivo di "tre francesi, dieci, cento, mille spagnoli, l'anglosassone, il pioniere e l'uomo alto e ruggente" che faranno scomparire la foresta dalla carta geografica. Lettura meravigliosa dove, attraverso la caccia, abbracciando una foresta e osservando la distruzione che l'uomo applica alla natura, si inizia a conoscere se stessi.
La grande foresta
Le storie di caccia che animano «La grande foresta» compongono, come i capitoli di un romanzo, un’unica, grande storia: quella della conquista di una maturità che per il giovane Ike McCaslin si compie quando uccide la prima preda – o forse nell’istante in cui la preda lo riconosce abbastanza uomo e accetta di farsi uccidere da lui. Perché la foresta di Faulkner è luogo fisico e proiezione metafisica, e l’uomo, attraverso il rituale della caccia, vi giunge a comprendere se stesso e la propria identità in rapporto agli altri e soprattutto rispetto alla natura. Una natura selvaggia e nobile, potente e senza tempo, il cui simbolo è il grande orso zoppo, il Vecchio Ben, inseguito e braccato da cani e cacciatori anno dopo anno, in ossequio a codici e cerimoniali tramandati di padre in figlio, e condivisi tanto dagli ultimi indiani Chickasaw quanto dai bianchi, poveri e ignoranti oppure «aristocratici» come i McCaslin e i De Spain. Una continuità morale, armonica, che tuttavia proprio Ike vedrà tramontare quando, in una foresta fiaccata dalle asce e dal progresso come un pugile chiuso in angolo, squarciata dal cemento e dal catrame, i suoi nipoti andranno a caccia senza più regole né remore, e uccideranno soltanto per il gusto di uccidere.
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Sara Maria Luna 11 marzo 2023Conoscere se stessi. Capolavoro
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