Giovanni Vivaldi è un impiegato ministeriale prossimo alla pensione che vive solo per il figlio: gli insegna a pensare per sé, ad agire per convenienza, e fa di tutto per assicurargli il suo posto al ministero. Tutto cambia nel momento in cui il figlio muore, ucciso per caso da un proiettile vagante durante una rapina. A quel punto la ragione di vita di Giovanni diventa la vendetta nei confronti dell'assassino. Secondo il regista Mario Monicelli, questo film rappresentava la morte della commedia all'italiana e l'espressione piena del pessimismo che nutriva nei confronti dei suoi coetanei, ormai imborghesiti e incarogniti. La violenza non c'è solo alla fine, ma anche all'inizio, sia fisica (il film si apre con l'uccisione di un pesce a sassate) sia verbale (le parolacce sono intercalari). L'aspetto più interessante dei film di Monicelli è il distacco con cui rappresenta le azioni più disparate: una grottesca iniziazione massonica, una normale mattinata di traffico, la tortura. Tutto avviene senza filtri, e lo stesso vale anche per i comportamenti del protagonista, anche i più detestabili, motivo per cui non risulta così improprio il passaggio da vittima a carnefice. Può essere duro da guardare, ma se molti non riescono a vederlo è proprio perché va a trattare un argomento che per molti italiani è quasi un tabù, ma lo fa senza facili moralismi o violenza gratuita. Un capolavoro.
Un borghese piccolo piccolo
Ormai pronto per il concorso in banca, il figlio di un anziano impiegato viene ucciso durante una rapina. L'uomo non denuncia il rapinatore ma lo sequestra perpetrando su di lui una lenta e violenta vendetta personale.
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Regia:
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Interpreti:
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Paese:Italia
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Anno:1977
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Produzione:Filmauro, 2008
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Distribuzione:Terminal Video
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Durata:117 min
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Lingua audio:Italiano (Dolby Digital 5.1);Italiano (Dolby Digital 1.0 - mono)
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Lingua sottotitoli:Italiano per non udenti
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Formato Schermo:1,85:1 Wide Screen
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Contenuti:trailers; speciale
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Francesco 30 dicembre 2024Un borghese piccolo piccolo
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Rosa 04 luglio 2023Struggente
Questo storia è a dir poco struggente, ed a mio parere ci fa capire come un figlio possa davvero essere IL SENSO DELLA VITA per un genitore: gioie, speranze, sacrifici, dolori atroci. E qui Alberto Sordi riesce a farci anche comprendere la sua reale bravura, capace di interpretare un uomo che da "persona comune" si trasforma in spietato vendicatore. Struggente, spietato appunto (anche se si prova maggiore comprensione per il genitore disperato, piuttosto che per l'insensibile assassino), toccante. Questo, ed altri classici simili, DOVREBBERO SERIAMENTE esser visti nelle scuole, sin dalle medie (ebbene sì, prima dai 14 anni, perché dopo è ormai, al giorno d'oggi, troppo tardi per educare e formare). Forse (forse) qualcuno POTREBBE RIFLETTERE e magari capire QUANTA tragedia possono causare quel che purtroppo in molti ormai definiscono "ragazzate", e che invece nulla hanno di divertente nè da un lato nè dall'altro....
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Film sostanzialmente diviso in due parti : la prima spiccatamente comico-grottesca, imperniata sullo sberleffo di una società civile senza morale abitata da personaggi melliflui e fortemente debitrice delle atmosfere fantozziane di Salce ( si veda il servilismo imperante degli impiegati ministeriali, la modesta raffigurazione della famiglia proletaria romana, i giochi di potere degli alti burocrati ), la seconda drammatico-giustizialista che è solo la diretta conseguenza della prima. A fare da trait d'union a queste due anime così distanti - la prima meravigliosamente a fuoco, la seconda mancante di qualche tassello in più per giustificare una esplosione di violenza così sconsiderata - l'incredibile prestazione recitativa di un Sordi impegnato in uno dei ruoli più difficili della propria carriera. Il Monicelli-pensiero sulla vicenda è affidato alla severa omelia funebre di un prete e raccoglie tutto il disgusto per il processo d'imbarbarimento che la società italiana sta subendo. Un messaggio forte come un pugno nello stomaco, come il film stesso d'altra parte.
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