Il boss. Luciano Liggio: da Corleone a Milano, una storia di mafia e complicità
«Entrando nelle storie dei sequestri, che Turone ricorda nei minimi particolari ricostruendo anche le vie che prendevano i soldi (in Svizzera e a Palermo), il lettore si troverà a fare i conti con una sensazione di sgomento: com'è possibile, si chiederà, che ancora oggi c'è chi osa negare la potenza del radicamento del crimine organizzato al di fuori degli insediamenti storici del meridione? Perché il quadro che abbiamo di fronte è proprio il dato storico della presenza mafiosa tra Lombardia e Piemonte già dai primi anni '70 quando Cosa nostra installa attività economiche legali, compravendita di immobili, edilizia o ristorazione, e illegali, appunto i sequestri di persona, e poi ancora il riciclaggio su ampia scala.» - Stefania Limiti, Il Fatto Quotidiano
«potrebbe sembrare un romanzo storico, ambientato nell'Italia degli anni Sessanta e Settanta. E invece è realtà, documentata con precisione» - Vero>
Il 1974 fu un anno senza ritorno. Un anno in cui non fu più possibile sostenere che la mafia a Milano non esisteva. Non solo esisteva, ma si era pienamente insediata. L'indagine che, partendo dai sequestri di Pietro Torielli e Luigi Rossi di Montelera, condusse alla cattura di Luciano Liggio, la "primula rossa di Corleone", dimostrò anche altro: l'esistenza di stretti legami con ambienti eversivi e golpisti, la costruzione di solide imprese nell'economia legale e lunghissime latitanze dorate che non avrebbero potuto essere tali senza qualche copertura. Questa è una storia in cui il confine tra crimine e mondo legale può finire per confondersi, fino a non essere più visibile. Prefazione di Carlo Lucarelli. Introduzione di Giovanni Caizzi.
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Anno edizione:2018
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