Buffoni, nani e schiavi dei Gonzaga ai tempi d'Isabella d'Este - Alessandro Luzio,Rodolfo Renier - ebook
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Buffoni, nani e schiavi dei Gonzaga ai tempi d'Isabella d'Este
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Fu già notato, e assai bene, come lo sviluppo dell'individualismo recasse seco nel glorioso nostro rinascimento il fiorire dei motti, delle facezie, delle burle, di tutto insomma quello spirito della beffa, che un Pontano stimò utile codificare nel suo De Sermone ed un Castiglione giudicò, entro certi limiti, elemento urbano e piacevole nelle corti. Le facezie si raccolsero, si riprodussero, si divulgarono, divennero tradizionali, e con esse certi nomi di uomini sollazzevoli o di buffoni. Un cronista celebre di Perugia, il Matarazzo, notava alla fine del secolo XV essere dicevole alla magnificenza d'un gran signore il possedere, oltreché cavalli, cani, sparvieri, bestie feroci, anche buffoni. [...] Scopo di quest'articolo e di porre in luce, con la scorta di documenti, i buffoni della corte mantovana al tempo d'Isabella d'Este Gonzaga, che vi giunse sposa sedicenne nel 1490 e vi mori nel 1539. Non sarà purtroppo una storia seguita quella che potremo tessere, ma piuttosto una serie di spigolature, che le memorie di quei bizzarri personaggi, tanto cari ai signori del tempo, ci giunsero frammentarie e con molte lacune. Né solo ci occuperemo di quelli che in Mantova dimorarono abitualmente, ma terremo conto eziandio di coloro che vi passarono o di cui giunsero notizie alla corte mantovana. Gli stessi vincoli di parentela che nell'ultimo decennio del secolo XV legarono le famiglie degli Este, degli Sforza e dei Gonzaga pei matrimoni di Isabella d'Este con Francesco Gonzaga, di Anna Sforza con Alfonso d'Este, di Beatrice d'Este col Moro, spiegano i continui passaggi dei buffoni in quel tempo dall'una all'altra di queste tre corti, onde noi, per adottare un criterio qualsiasi di divisione, ci atterremo alla cronologia, e prima discorreremo dei buffoni fioriti nel secolo XV e nei primi anni del XVI, poi di quelli, che formano un gruppo speciale, vissuti più addentro nel cinquecento.

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9791255930617

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Rodolfo Renier

(Torino 1857-1915) critico e filologo italiano. Allievo di Carducci prima e di Graf poi, insegnò letterature neolatine all’università di Torino. Fondò con A. Graf e F. Novati il «Giornale storico della letteratura italiana», espressione della critica positivistica, e, ancora con Novati, «Studi medievali». Diede importanti contributi critici e filologici allo studio della letteratura trecentesca e rinascimentale; con A. Luzio pubblicò importanti monografie storiche, tra cui La cultura e le relazioni letterarie d’Isabella d’Este (1888). Si occupò anche di letteratura contemporanea (Svaghi critici, 1910).

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