Leggere questa storia di una comunità chiusa della nostra antropologia dell'altro giorno, lascia stupiti. Gli uomini e le donne, se non sono malati nel fisico, soffrono nello spirito come se quel poco di serenità e, raramente di felicità, fosse una coperta troppo corta che danneggia a turno i personaggi. Grazia Deledda sa mettere l'amore per la sua terra nelle descrizioni dei paesaggi che si riempiono di luce e di colori, acqua che scorre, erba che cresce tra le pietre, canne che si flettono producendo fruscio, insetti che ronzano e fiori che sbocciano. Il mare, in lontananza, è più una barriera naturale a protezione, che una possibilità di comunicazione. Questi squarci di Sardegna mi hanno ricordato una certa iconografia giapponese ma, a pensarci bene, gli stessi giapponesi sono isolani.
Canne al vento
Uscito a puntate nel 1913 su "L'Illustrazione Italiana", pubblicato poco dopo dall'editore Treves di Milano, Canne al vento è il più celebre romanzo di Grazia Deledda, premio Nobel per la Letteratura e una delle maggiori scrittrici italiane. Ambientato nella povera comunità di una Sardegna rurale del primo Novecento, il libro racconta la storia di un crimine, di una colpa che cerca di essere espiata, della punizione, dell'onore e della profonda superstizione di alcune esistenze in cammino, sempre chine sotto il peso di tradizioni ancestrali, dominate da un destino subito con sofferenza silenziosa. Ma racconta anche la storia corale di una terra, di un popolo, di un frammento d'Italia e della sua cultura popolare, descritti con amore e delicata poesia; la storia delle montagne frastagliate di Sardegna, delle sorgenti zampillanti, dei paesaggi che si riempiono di luce e di colori, dell'acqua che scorre e dell'erba che cresce tra le pietre, delle canne che si flettono producendo fruscio, degli insetti che ronzano e dei fiori che sbocciano. Del mare, in lontananza, che più che possibilità di comunicazione è una barriera naturale a protezione di qualcosa di intimo e di ancora incorrotto. E infine la storia dell'amore profondo che l'autrice nutre per la sua adorata isola.
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Anno edizione:2017
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