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La prima volta che ho letto Canne al vento venni sopraffatta dal lirismo delle sue pagine e da quei personaggi che, quasi per contrasto, si stagliano tridimensionali dal fondo, gridando di essere visti, di essere amati. L’ho riletto più volte nel corso degli anni, con la trepidazione prima, e la sorpresa poi, di vedere ogni volta confermate le prime sensazioni. L’intero romanzo è pervaso da una nota di dolore latente, che si mostra pudico nella figura di Efix, il fedele servo delle sorelle Pintor, oppresso dal suo passato ed eroicamente immolato al suo destino, e nella ritrosia delle sue padrone, incapaci di adeguarsi ai tempi che mutano, e allo stesso modo incapaci di accettare la decadenza e la miseria che incombono sulla famiglia. Sarà l’inatteso ritorno del dissoluto nipote Giacinto a squarciare il velo di sdegnosa solitudine nel quale vivono le donne, alimentando ricordi, foraggiando rancori e portando in vita passioni che sembravano sopite. Sullo sfondo una Sardegna primordiale, che si fa specchio e caleidoscopio degli stati d’animo di questi personaggi fragili ed esposti alle intemperie della vita come “canne al vento”. Un libro che resta nell'anima per sempre.
Scopro con questo romanzo Grazia Deledda. Profondo, dolce e antico, eppure di una amarezza arcana... una prosa che è quasi poesia nella descrizione dei paesaggi dell sua terra che diventano luoghi dell’anima, nella capacità di compenetrare personaggi e ambienti, di descrivere i protagonisti che, come canne, con forza speranza e disperazione si piegano, si spezzano, ballano e sussurrano al suono del vento.
"Canne al Vento" è forse il romanzo più celebre della scrittrice sarda premio Nobel Grazia Deledda: in quest'opera l'autrice offre al lettore la possibilità di immergersi nella realtà sarda di fine Ottocento/inizio Novecento, in merito anche alle splendide descrizioni degli usi e dei costumi della società sarda di quel periodo. Il titolo allude ad una sintonia fra l'uomo e le canne: come il vento piega le canne, così le forze oscure e primordiali piegano l'uomo. In "Canne al vento" la Deledda tratta in maniera esemplare tematiche tipiche del suo tempo, quali la decadenza della nobiltà e l'inconciliabilità tra il mondo pastorale - rurale della Sardegna di fine Ottocento/inizio Novecento e la realtà moderna ed industrializzata nata in seguito al progresso tecnico – scientifico inaugurato dalla II Rivoluzione Industriale. Insomma, un romanzo completo ed essenziale, da leggere assolutamente.
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