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Anno edizione: 2013
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Il film è godibilissimo, anche se (a mio avviso) non si tratta di un capolavoro assoluto. La sceneggiatura ogni tanto zoppica. Del resto Robert Aldrich è un regista di notevole caratura, ma non lo si può inserire nella ristretta cerchia dei Maestri del cinema. A fare la differenza sono Bette Davis e Joan Crawford. L'interpretazione della prima (nelle vesti della sorella "pazza") è da applausi. Lo sguardo della seconda - all'epoca alla soglia dei sessant'anni - è pura fascinazione.
Film drammatico accompagnato da una brillante componente gotica, che trova il suo maggior punto di forza nell'interpretazione dei due "mostri sacri" Bette Davis e Joan Crawford abilissime nel dar vita alla personalità delle due sorelle ex attrici costrette dal destino ad una convivenza forzata. Jane e Blanche sono due prigioniere. Jane è rimasta indissolubilmente legata al suo ruolo di ex bambina prodigio che l'ha resa viziata e profondamente competitiva nei confronti del successo più tardivo della sorella, fino a condurla ad un'instabilità mentale sempre più grave. Blanche, costretta su una sedia a rotelle, diviene a sua volta vittima della cattiveria perversa di Jane, ma non solo. E' anche succube di una verità sconcertante che verrà svelata solo nella suggestiva scena finale del film. Il trucco esagerato e l'interpretazione quasi grottesca di Bette Davis contribuiscono a dar corpo ad una storia che si sviluppa in un crescendo di drammaticità e suspense. Ogni inquadratura o elemento della scena (il telefono che Blanche vorrebbe raggiungere, la scala che vorrebbe scendere, il coperchio del vassoio che teme di sollevare, le sbarre alla finestra, il campanello che suona...) contribuisce ad alzare la tensione fino all'inevitabile tragico finale.
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