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2004 - Mostra d'arte cinematografica di Venezia - Miglior attore (Coppa Volpi) - Bardem Javier
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"Mare dentro" non è un film che parla dell'eutanasia ma che racconta la storia di Ramón Sampedro. Della sua vita prima e dopo l'incidente, dei suoi ricordi e delle sue idee, delle sue poesie e dei suoi amori, della sua ironia e del suo dolore. Sì, è vero che l'eutanasia viene vista in tutte le sue sfaccettature e trattata in tutte le sue salse, facendo capire le ragioni della parte laica e di quella cristiana, ma considerarla un'opera monotematica sarebbe riduttivo per il film stesso, per il visionario regista Alejandro Amenábar (“The Others” e “Apri gli occhi”) e per gli stupendi interpreti (su tutti Javier Bardem). La trasposizione dell'intera storia, tutt'altro che monotona e pesante, è emozionante e coinvolgente come pochi film che ho visto in vita mia. La mano del regista (di un signor regista) così come l’espressività di un attore (di un signor attore) ci sono e si vedono in tanti momenti. E ricordo tanti momenti di "Mare dentro" in cui mi son ritrovato con gli occhi lucidi, ma non tanto per la situazione in sé, quanto per lo stato d'animo che mi lasciava il racconto e la trasposizione di quella situazione. Ad esempio nel modo in cui viene ricordato l'incidente, scorrendo le fotografie di una vita felice una sull'altra con la musica sempre in crescendo; nel modo in cui si vive (e si condivide) il dolore, sorridendo sempre o quasi (con qualche momento di rabbia e con silenzi rari ma intensi) ed ironizzando anche su sé stessi e su una malattia terribile; ma soprattutto nel modo in cui Ramón riesce ad alzarsi da quel letto, volando così in alto che mi sono ritrovato con lui...
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