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Film del 1961 di Roger Corman, vera scoperta per me e il mio amico irresistibilmente attirati dal packaging che mostrava, sul retro, improponibili immagini a colori di un mostro che ci hanno causato non poca ilarità. Scoprimmo solo dopo che quelli erano disegni, tra l’altro unico contenuto speciale del film. Il film, ovviamente in bianco e nero, in inglese con sottotitoli raramente grammaticalmente corretti, comincia. Veniamo trasportati in una tela di intrighi, con tre sequenze: due agenti segreti che si incontrano, prima in spiaggia, poi in un bar, e una macchina di militari cubani inseguita da ignoti. Ovviamente, tutte queste scene non avranno il minimo impatto su quello che viene dopo, ma neanche per sbaglio. La vera trama infatti segue un generale cubano ( + comparse sacrificabili di numero variabile ) che fugge dalla rivoluzione comunista tramite la barca di Renzo Capetto, che pianifica di impadronirsi del macguffin di turno, uccidendo a poco a poco ( perché non tutti subito lo sa solo lui ) i cubani spacciando l’evento come l’attacco di un mostro marino. Mostro, con tanto di pinne dello stuntman ben visibili, che ovviamente esiste per davvero, e segue l’allegra compagnia. Sembra un grosso spoiler, ma no: è inimmaginabile la quantità di situazioni improponibili che vengono gettate allo spettatore nel disperato tentativo di arrivare a 74 minuti, tra riempitivi ( gente che canta, il mostro che “attacca “ giusto due tre volte ), errori ( telefoni su isole sperdute, barche che affondano e nell’inquadratura dopo sono a galla ). Va visto con un amico e tanti popcorn, anche solo per la ciurma: la bella del boss incredibilmente emancipata, il ragazzino che uccide i cubani con uno sturalavandino ( don’t ask! ), l’Humphrey Bogart tarocco che ha fatto il marines, il marinaio, l’SS e il complottista per eleggere Mussolini presidente d’America, Pete Jr. l’imitatore di animali e il suo commovente (?) retroscena in cui suo padre impazzì imitando una gru al picnic di una società segreta. Scult assoluto da vedere, se non si temono le convulsioni per il gran ridere.
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