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Veltroni firma la sua seconda opera sondando le opinioni di 39 bambini nella fascia d’età 8-13 e compiendo il suo viaggio - d’un paio d’ore scarse - nel pianeta infantile, in punta di piedi, su alcuni temi considerati da adulti. Come un romanzo, il film procede per capitoli (Amore, Famiglia, Dio, Omosessualità, Crisi, Passioni), presentati a volte da una vignetta a tema del celebre fumettista Altan, di stampo ironico-provocatorio, a volte che iniziano dopo il titolo del capitoletto. A mo’ d’introduzione, il regista ha montato alcune scene tratte da indimenticati film con giovani protagonisti che corrono (“Baaria”, “Billy Eliot”, “I 400 colpi”, ecc.) come omaggio al cinema mentre alla fine della pellicola, nei titoli di coda, gli autori coinvolti nel progetto si presentano con le loro fotografie da piccoli. Ma c’è un altro rimando interessante, questa volta letterario e imprescindibile quasi: la dedica iniziale, ed epitome dell’opera, da “Il Piccolo Principe”: “Gli adulti non capiscono mai niente da soli e i bambini si stufano di spiegargli tutto ogni volta”. I giovani intervistati sono a rappresentanza di tutti i ceti sociali, di tutte le regioni dalla Sicilia al Piemonte, con diverse identità, religioni e culture. C’è chi è stato adottato, chi è figlio di immigrati, chi ha una famiglia allargata, chi ha un genitore in cassa integrazione, chi ha due mamme, chi ha una gemella diversamente abile, c’è chi ha due fidanzate, c’è chi è un genio della matematica, c’è chi è stato malato di leucemia, chi sogna un futuro da rockstar, c’è chi vive in una casa occupata o in un campo rom. In altre parole un puzzle, a quanto pare variegato e rappresentativo della nazione. Invece i volti sono sceltissimi, le risposte selezionate, le scene costruite, gli ambienti zeppi di oggetti messi non a caso; inoltre l’inserimento nell’accurato montaggio di immagini evocate dalle parole dei bambini hanno come risultato quello di rendere meno vero il tutto (una su tutte, la brutta pantegana collegata alle parole del bambino rom: “Quando i topi vogliono entrare nelle baracche fanno un rumore che non si dorme”).
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