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Si commetterebbe un errore nel considerarlo un thriller o un fantasy, perché "The Village" è soprattutto un film d'Amore. Ditemi se non è proprio l'Amore che muove questo film, così come il mondo. Ditemi se non è la protagonista di questa storia (Bryce Dallas Howard) a muovere i nostri cuori, spingendosi (e spingendoci) al di là del buio, delle paure e dell'ignoto, passando, come Orfeo, attraverso l'Inferno: è cieca come l'Amore ma vede più di tutto e tutti. Comunque, anche il protagonista maschile (Joaquin Phoenix) non scherza: sa amare in silenzio ma a tal punto da mettere in repentaglio la propria vita per la sua metà... Per Bryce Dallas Howard è stato, come si suol dire, un battesimo del fuoco: splendida la sua interpretazione, così come il suo personaggio che, come detto, è il motore di tutto. Per gli altri attori (Joaquin Phoenix, William Hurt e soprattutto Adrien Brody) è stata, più che altro, l'ennesima riconferma delle loro doti artistiche. Su M. Night Shyamalan basta dire che due scene, da sole, valgono il prezzo del biglietto: il pre e post pugnalata e soprattutto quella (con tanto violini) in cui "la prende per mano", perché da quel momento in poi il film non ce la lascia più.
Un film dai mille significati, finale a sorpresa con morale e insegnamento. La pellicola è del maestro Night Shyamalan dalla trama originale, mai banale e fotografia eccezionale. Il film era stato pubblicizzato come un horror ma è difficile racchiuderlo solo in questo unico genere visto che praticamente è un thriller dal finale inaspettato. Se siete appassionati e amate questo genere, non potete non darci un’occhiata. E’ difficile riassumere la trama senza fare spoiler quindi vi consiglio la visione, questo regista è davvero una garanzia
Al quarto film, M. Night Shyamalan conferma la caratura di autore. Lungi dall’essere compreso, anche dalla critica più attenta che gli riconosce in egual misura maestria e furbizia, il regista confeziona uno dei film più intelligenti e sottovalutati degli ultimi anni. Una comunità rurale vive ai margini di un bosco dalle presenze minacciose. La labile quiete verrà messa in crisi da una serie di eventi che cambieranno per sempre il villaggio. Lucida riflessione sui temi archetipici del cinema del regista. La paura prima di tutto. In tutte le sue declinazioni più sfumate: intime, individuali, collettive ed infine sociali. Come essa determini e controlli l’organizzazione sociale ed, in ultima analisi, ogni singola scelta individuale. L’inevitabilità del male. Il male peggiore di ogni altro, quello che nasce dall’innocenza. Perché incolpevole, ma non meno letale. Amorale, non criminale, non vigliacco, non escludibile. Struggente l’urlo straziato dell’innocenza perduta. Nulla potrà più essere, di ciò che era. Altro tema caro all’autore. Sceneggiatore e regista raffinatissimo, Shyamalan ha la summa colpa di saper coniugare intrattenimento e intelligenza. Lo spettatore non si scoraggi.
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