Sappiamo tutti che, come esseri umani, il tempo a nostra disposizione su questa Terra è limitato; una verità evidente, ma raramente al centro dei nostri pensieri quotidiani. Eppure, arriva per tutti il momento di confrontarsi con l’ineluttabilità della propria morte, una riflessione che inevitabilmente cambia il modo in cui percepiamo il tempo. È su questa premessa che si basa Cléo dalle 5 alle 7, un film che racchiude due ore di totale incertezza, usate come lente per deformare il tempo e favorire una profonda introspezione. Cléo, la protagonista, una donna frivola e apparentemente superficiale, si trova costretta per la prima volta a fare i conti con la propria mortalità. Questo confronto la spinge a rompere la bolla protettiva creata da sé stessa e dalle persone che la circondano, aprendo la strada a nuove consapevolezze che l’accompagneranno verso l’incerto destino che la attende. La potenza del tema trattato, unita alla raffinata eleganza della messa in scena, rende Cléo dalle 5 alle 7 un’opera di straordinaria profondità. Anche a più di 60 anni dalla sua uscita, il film conserva una sorprendente attualità, offrendo uno spunto di riflessione sempre rilevante.
