Nonostante la mole si legge agevolmente grazie alla continua proposta di nuove situazioni che si alternano tra la vicenda personale e familiare di Michel e i personaggi del club degli ottimisti. E qualche appesantimento lungo il percorso è ampiamente riscattato dal coup de theatre dell'epilogo finale, che coincide con il salto di maturità del protagonista e la definitiva consacrazione di alcuni adepti del club. Peccato che di certi personaggi si perda la traccia, lasciando un senso di leggera incompiutezza dell'opera. Interessanti gli spunti sulla guerra d'Algeria.
Parigi, 1959. Sono anni vertiginosi: la Seconda guerra mondiale è finita da troppo poco tempo per essere Storia, la guerra d'Algeria segna le vite dei francesi d'oltremare. Michel Marini, undici anni, figlio di immigrati italiani, esce dall'infanzia e si affaccia a un'adolescenza inquieta e piena di emozioni. Vagabonda per il quartiere, si ritrova con gli amici a giocare a calcio balilla; un giorno entra in un bistrò, il Balto. E attratto da una stanza sul retro dove si ritrova un gruppo di uomini, che parlano un francese a volte approssimativo e portano dentro di sé storie e passioni sconosciute. Sono profughi dei Paesi dell'Est, uomini traditi dalla Storia, ma visionari che ancora credono nel comunismo. Incorreggibili ottimisti. Frequentare il Balto vuol dire scoprire il mondo. Michel cresce con Igor, Leonid, Imre, Pavel, Tibor, Sasa; impara a conoscere l'amicizia, l'amore, la complessità degli ideali. Nel retro di un bistrò si litiga, si beve, si gioca a scacchi, si raccontano barzellette su Stalin, si offre se stessi e le proprie storie, storie terribili di esilio che si intrecciano sullo sfondo di un decennio epocale, tra filosofia e rock'n'roll, Sartre e Kessel, la conquista dello spazio e l'inizio della Guerra fredda.
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Edizione:16
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Anno edizione:2010
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GIULIO VOLPI 11 marzo 2019
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La seconda metà del secolo scorso vista attraverso gli occhi, e la vita, di un giovane adolescente francese. A Parigi succede di incontrare per caso mostri sacri come Sartre, e rimanerne colpiti e influenzati, ed un'umanità misteriosa e in fuga impegnata nel tentativo di sopravvivere al proprio passato. E capita anche di attraversare tragedie come la guerra d'Algeria e comprenderne la portata solo troppo tardi. Vivere una vita in famiglia e un'altra del tutto diversa appena lasciatasi la porta di casa alle spalle e varcato il separè che da l'accesso al club in cui si ritrovano gli esuli di tanti Paesi. Un libro sull'amicizia, sull'amore, sul tradimento, sulla voglia di sopravvivere e su quella di lasciar perdere tutto e tutti.
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ALESSANDRO ROSI 23 novembre 2016
Senza ombra di dubbio il modo di scrivere di Guenassia è eloquente e la lettura procede senza il minimo intoppo. Se da un lato, tuttavia, l'abilità dello scrittore francese di costruire i periodi è brillante, dall'altro non eccelle nell'elaborazione della trama: poco entusiasmante e neanche troppo coinvolgente, con un finale in cui l'atteso colpo di teatro non risulta efficace.
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