Divenuto ormai un classico, ha superato i confini della psicologia ed é diventato un libro per tutti. Parla della ghianda che c’é in ciascuno di noi, ció che ci caratterizza e che siamo chiamati a sviluppare e portare a compimento. Ognuno di noi ha il proprio daimon come dicevano gli antichi greci, un’immagine interna che deve essere realizzata.
Il codice dell'anima. Carattere, vocazione, destino
Esiste qualcosa, in ciascuno di noi, che ci induce a essere in un certo modo, a fare certe scelte, a prendere certe vie – anche se talvolta simili passaggi possono sembrare casuali o irragionevoli? Se esiste, è il daimon, il «demone» che ciascuno di noi riceve come compagno prima della nascita, secondo il mito di Er raccontato da Platone. Se esiste, è ciò che si nasconde dietro parole come «vocazione», «chiamata», «carattere». Se esiste, è la chiave per leggere il «codice dell’anima», quella sorta di linguaggio cifrato che ci spinge ad agire ma che non sempre capiamo. Dopo anni di indagini sulla psiche, che hanno fatto di lui l’autore di saggi memorabili come "Il mito dell’analisi" e "Re-visione della psicologia", James Hillman ha voluto darci con questo libro le prove circostanziate dell’esistenza e dei modi di operare del daimon. E ha scelto una via inusuale ed efficacissima, quella cioè di impiegare come esempi non oscuri casi clinici ma il destino di personaggi che ogni lettore conosce: da Judy Garland a John Lennon e Tina Turner, da Truman Capote a Quentin Tarantino e Woody Allen, da Hannah Arendt a Richard Nixon e Henry Kissinger, da Hitler ai serial killer. Attraverso questa profusione di storie eloquenti e paradigmatiche Hillman è riuscito a farci capire che se la psicologia si è dimostrata incapace di spiegare le scelte più profonde che decidono la vita di tutti noi è proprio perché aveva perso contatto con il daimon. E soprattutto a farci sentire di nuovo la presenza di questo compagno segreto dal quale, più che da ogni altro elemento, la nostra vita dipende. "Il codice dell’anima" è apparso per la prima volta nel 1996.
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Ludovico D’Amico 08 maggio 2025Hillman
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Valentina 03 marzo 2025Tra mitologia e pseudopsicologia
Acquistato quasi impulsivamente, basandomi sulle recensioni che lo consigliavano come lettura base della psicologia, mi sono ritrovata con un testo che poco ha a che fare con la psicologia. Hillman sviluppa la sua teoria sul dàimon, un'entità che preesiste alla nostra nascita e sceglie il corpo in cui prendere forma. Se represso, il dàimon si manifesta in comportamenti socialmente e moralmente inaccettabili, come nel caso di personaggi come Dahmer, che, non riuscendo a esprimere il proprio dàimon, si sono indirizzati verso atti criminosi. Hillman utilizza questi esempi per dimostrare che, se avessero accolto e dato valore al loro dàimon, avrebbero realizzato il proprio potenziale. Il concetto centrale di Hillman si basa sulla teoria della ghianda, secondo cui ogni individuo nasce con un potenziale innato, come la ghianda che contiene già la promessa della quercia. L'autore sostiene che il destino di ciascuno è inscritto fin dalla nascita e il compito della vita sia realizzare questa vocazione. Tuttavia, questa visione si discosta dalle teorie psicologiche tradizionali che affermano che la personalità si sviluppi in base al contesto in cui si cresce. L'approccio di Hillman mi è parso controverso, soprattutto quando suggerisce che la repressione del dàimon possa giustificare comportamenti devianti. Sebbene riconosca che la mancata espressione del proprio essere possa portare a distorsioni psicologiche, non credo che ciò possa giustificare atrocità come genocidi o crimini. L'uomo è dotato di raziocinio e le sue azioni sono il risultato di una psiche complessa e delle influenze ambientali, un aspetto che non può essere semplificato dalla teoria della ghianda o dal dàimon. In conclusione, purtroppo, la teoria di Hillman risulta troppo semplicistica e pericolosamente giustificatoria in alcuni casi. Il libro ha valore principalmente per la scrittura impeccabile, ma la teoria esposta non mi ha convinta appieno.
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Cursor mundi 11 gennaio 2025
Trovo illuminante Jung di cui Hillman fu discepolo e molte delle intuizioni ed elaborazioni di Hillman stesso. Questa cosa del Daimon, un po’ demiurgo ed un po’ angelo custode, però proprio non mi convince; trovo che sia un concetto molto forzato ed assai poco convincente. Metto 3 stelle perché lo trovo, comunque, un libro ricco di spunti interessanti anche se penso che i numerosi esempi di personalità eccezionali citati non vadano oltre i singoli casi esistenziali di quelle persone.
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