La collana viola. Lettere 1945-1950
A distanza di vent'anni dalla prima edizione, La collana viola viene riproposto con una nuova prefazione, nuove note editoriali e alcune lettere inedite che svelano ulteriormente i retroscena del laboratorio intellettuale della serie di studi che ha fatto conoscere al grande pubblico autori come Jung, Kerényi, Propp, Durkheim, Malinowski e tanti altri.
È il 1945 quando Cesare Pavese ed Ernesto de Martino iniziano a scriversi e a discutere del progetto di una collana editoriale. Argomento dei loro fitti scambi è quella che prenderà il nome di «Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici» dell'editore Einaudi - trasferita poi nel 1957 alla Boringhieri -, la «collana viola» che ebbe il merito di introdurre in Italia scienze fino allora pressoché sconosciute: l'etnologia e la storia delle religioni, la psicologia religiosa e lo studio dei dislivelli culturali. La collana fu un successo - si inseriva al momento giusto nell'ambiente culturale della ricostruzione affamato di novità e fortemente ricettivo -, ma fu anche motivo di scandalo, posta sotto accusa da destra dai crociani, e da sinistra dai comunisti più ortodossi. Pavese e de Martino si difendono dalle accuse e innescano una discussione di straordinaria importanza da cui emergono i punti chiave di quel dibattito tra politica e cultura che caratterizzò il dopoguerra, in uno scambio intellettuale e umano che sarà interrotto dalla tragica morte di Pavese, ma che non segnerà la fine della fortuna della ormai mitica «collana viola».
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Anno edizione:2022
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