Questo libro non mi ha affatto entusiasmata! Eppure l'inizio non era niente male, si respirava un'aria "antica", di tradizioni di una società contadina e genuina. Ma di genuino c'è poco! Ad un certo punto ne ho ricavato un senso di oppressione perchè nessuno era in grado di amare nessuno. Il protagonista maschile è senz'altro Pietro, ragazzino inquieto e immaturo. Pietro prova una certa simpatia per Ghìsola, figlia di contadini a servizio del padre di Pietro. I due appartengono a due ceti sociali diversi e sono destinati ad allontanarsi. Ma in Pietro il pensiero di Ghìsola continua a rimanere nella testa finchè capisce di esserne innamorato e va a cercarla. Ma è amore? Da parte di Ghìsola no di certo! Usa e inganna Pietro fingendosi quello che non è, e non è mai stata. La narrazione è poi fitta di descrizioni che, personalmente, ritengo appesantiscano troppo il romanzo.
Pubblicato nel 1919, "Con gli occhi chiusi" tratteggia con rara e intensissima efficacia le inquietudini, i tormenti e le delusioni del giovane Pietro. La sua vita amara è segnata dal brutale rapporto con il padre Domenico, dalla grettezza e povertà degli operai che lavorano nel podere familiare di Poggio a' Meli e, soprattutto, dalle incertezze laceranti di un amore che mai appaga. Pietro guarda ma non vede: i suoi occhi sono il sipario che volontariamente serra dinanzi alla realtà incomprensibile, sono l'unica difesa da una vita che disobbedisce alle illusioni. Con gli occhi chiusi è un romanzo dalla trama semplice, ma di notevole respiro narrativo ed è certo uno dei più belli e toccanti di Tozzi. Permette, di scandagliare una materia così umorale e volatile quale è l'animo ipersensibile di un ragazzo, facendo risuonare nel lettore l'eco di sensazioni autentiche, vissute e, per questo, senza tempo.
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Anno edizione:2004
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Un giovane insicuro e sognatore "castrato" da un padre padrone violento si innamora della contadinella di facili costumi a servizio nella trattoria del genitore. Il periodo è quello dell'inizio 900 e l'ambientazione è tra Firenze e Siena. È una storia cruda e cupa resa quasi asettica dallo stile asciutto e pessimista dell'autore che usa periodi e dialoghi brevi. Tozzi è un efficace paesaggista proietta il lettore in un ambiente illuminato da una penna viva e pittorica. La storia è abbastanza opprimente, latita nella parte centrale, lenta e un po’ farraginosa, nel compenso riprende nel finale con le ultime tre o quattro pagine di grande intensità.
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Tozzi è sempre stato considerato come una pecora nera della nostra letteratura: escluso, criticato o addirittura ignorato. Rivalutato, invece, negli ultimi anni, non ha niente da invidiare a Pirandello, Kafka e i suoi contemporanei tanto studiati al liceo. "Con gli occhi chiusi è un romanzo quasi completamente autobiografico che rispecchia appieno il rapporto padre-figlio del primo novecento, il complesso di Edipo e l'inettitudine del protagonista. Anzi, la sua è più di un'inettitudine: in Pietro c'è una dicotomia tra una fortissima sensorialità e un'interiorità che non porta queste sensazioni da nessuna parte. Il suo è proprio un non essere, una perdita d'identità. Questa condizione conduce poi ad una mancata prossemica, non c'è mai la giusta distanza fra i vari personaggi. Il titolo "con gli occhi chiusi" è esemplificativo: la voglia di chiudere gli occhi davanti a ciò che ci è scomodo.
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