Concetti fluidi e analogie creative. Modelli per calcolatore dei meccanismi fondamentali del pensiero
L’analogia è un processo intellettivo fondamentale – e misterioso. Forse anche per questo la scienza ne ha sempre diffidato, come se vi si celasse la minaccia di una perdita di rigore del ragionamento. Eppure l’analogia continua ad agire, a tutti i livelli. E alcuni grandi pensatori, da Platone a Simone Weil, hanno insinuato che solo l’analogia permette di accedere alla comprensione di realtà che altrimenti rimarrebbero opache. Così, con la giocosa immediatezza e a un tempo con la profondità già mostrata in «Gödel, Escher, Bach», Hofstadter ha voluto rovesciare la prospettiva, affrontando il tema all’interno di una indagine innovatrice sui modelli computazionali della creatività umana. Impresa ambiziosissima, giacché in questo ambito ogni tentativo di meccanizzazione sfocia in un vicolo cieco: per programmare un calcolatore in vista di un qualsiasi risultato, infatti, occorre definire i processi con tanta rigida precisione che non è più lecito parlare di creatività. Ma qui si evita la trappola con il ricorso alle «analogie fluide»: il percorso creativo diventa un navigare a vista, scrutando in ogni direzione. E la stessa parola «creatività» comincia a perdere quei connotati incerti che così spesso la rendono fastidiosa e inutilizzabile. L’attività di pensiero ha natura parallela: al modo di minuscoli esploratori, molti sottoprogrammi compiono piccoli atti subcognitivi indipendenti, li confrontano e collettivamente costruiscono strutture mentali coerenti. Hofstadter e i suoi colleghi del Gruppo di Ricerca sulle Analogie fluide saggiano il loro approccio in campi quali gli anagrammi, le successioni numeriche, i giochi matematici, la costruzione di alfabeti tipografici in stili diversi, la disposizione casuale di oggetti su un tavolo, e mostrano come già esempi così semplici pongano problemi che rappresentano una sfida continua a pensare in modo creativo. Ma ogni volta il programma si rivela capace di istituire analogie significative, di compiere salti logici, e anche di fornire più di una risposta «giusta», o di distinguere tra risposte deboli o forti, ovvie o profonde – proprio come gli esseri umani. Se «Gödel, Escher, Bach» aveva segnato l’apice della fortuna dell’intelligenza artificiale, il nuovo libro di Hofstadter rende esplicita con la massima efficacia la transizione da quest’ultima a quell’area ancora in gran parte inesplorata che oggi si designa con l’espressione «scienze cognitive». «Concetti fluidi e analogie creative» è apparso per la prima volta nel 1995.
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