Confessioni di un mangiatore d'oppio
L’ebbrezza nelle sue diverse forme ed espressioni ha un cuore antico e dionisiaco, eppure nessun editore ha concepito finora l’idea di riunire, non solo meccanicamente, i principali autori che abbiano scritto dello o sotto lo stato di alterazione mentale. Forse per riproporre una cultura intelligentemente dionisiaca il momento non è mai stato propizio come quello corrente, in cui si assiste a una rifusione atemporale di culture di tutte le estrazioni. Finora è forse anche mancata la sensibilità di voler e saper riunire fonti, generi e tradizioni letterarie a volte estremamente lontane tra loro. La riflessione sui “limiti” è infatti un primo elemento che Edizioni Opposto vuole portare all’attenzione del suo pubblico e del più vasto dibattito culturale italiano. Non per invocare prosaici suggerimenti a oltrepassarli, ma per far saggiare al pubblico come il quid che i Baudelaire, i De Quincey, gli Huxley hanno cercato di seminare nel giardino della conoscenza non sia la cultura della droga, dell’alcool o della rovina personale, ma il tracciato da cui emergessero stati in grado di percepire, approfondire, conoscere la dimensione umana.
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                                        Edizione:2
 
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