La coscienza di un aspirante milionario

Il povero Carlino che si rompe la testa cadendo dal muraglione del castello Svevo; l’amico d’infanzia Agostino, dal sorriso smagliante e una bellezza esotica, che faceva impazzire tutte le ragazzine del paese; un villaggio sperduto nella foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo dove vive un Pigmeo di nome Churchill, divenuto amico di Clorinda, donna “dotata di  una grande capacità di sorridere alla vita e rendere le angosce quotidiane più sopportabili”; la grande delusione d’amore per una ragazza bionda del liceo; la corsa alle indulgenze per cancellare i peccati che macchiano l’anima; l’avventura amorosa con Anita, donna vissuta due volte; l’incontro con l’ ”Arcivescovo della polverina sul pisello” come lo chiamavano i ragazzi del paese che sapevano della sua strana pratica per combattere le tentazioni del demonio; l’incontro con Dante l’ischitano che racconta come l’Arcangelo Gabriele salva un bimbo destinato a morte certa; una donna in rosso, dal passato misterioso e indecifrabile, che applaude continuamente alzandosi in una standing ovation solitaria; sono episodi della vita del protagonista che si sviluppano nei ricordi rivissuti sulla spiaggia di un villaggio della toscana mentre mancano “una o due ore” al tramonto, in attesa di compiere la “missione”. Ambientata negli studi di Mediaset, la vicenda tocca due dimensioni parallele nelle quali il tempo ha un ruolo fondamentale, scorrendo normalmente nelle fasi del gioco a quiz “Chi vuol essere milionario” e allargandosi a dismisura permettendo al protagonista di assentarsi dalla competizione per raccontare i momenti salienti della sua vita. Il protagonista riflette nel gioco le stesse attese e le paure vissute nel periodo della sua infanzia e dell’adolescenza, ma sa trovare le motivazioni per riscattarsi dai suoi incubi esistenziali, sino ad acquistare padronanza delle proprie capacità diventando, con Gerry Scotti, il protagonista vincente. L’autore ci trasporta in un mondo in cui, realtà paradossali, diventano accettabili perché soffuse di quel velo magico tipico delle favole.