È incredibile che l'unica recensione presente per un opera capitale quale è questa sia quella di uno che il libro, sarò un santo nella prossima espressione, lo ha letto con una visione bigotta tipica di quella gentaglia, che tanto lui difende, che vive nella bolla di sapone creato dal regime massificante ( ma soprattutto inumano) quale era quello novecentesco e, in seguito, quello contemporaneo e che, inoltre, sotto l'ennesima e patetica sottotraccia da giusnaturalismo liberale, inteso l'utente in questione, nasconde lui per primo aspirazioni di vita simili a quelli che si vivono nei regimi totalitari ( oltre ovviamente a dimostrare un ignoranza incredibile, a livello storico e filosofico, riguardo il periodo storico che intercorre tra Pre-socratismo e l'ascesa di Socrate). Ma forse non mi devo sorprendere di una tale afasia critica da chi ha disgusto per l'umanità e venera, contemporaneamente, le immagini. Fatto questo necessario preambolo, il Crepuscolo degli idoli si presenta, per le tesi esposte, un opera fondamentale per lo sviluppo finale del pensiero Nietzschiano. Nietzsche analizza accuratamente quali sono i meccanismi di controllo ( in primis la moralità) attraverso i quali la gente viene indotta a sviluppare quel pensiero gregario che lo rende utile e sottomesso a cause esterne alle proprie, soggiogando l'uomo ad una condizione di schiavitù invisibile: la schiavitù dei sensi e della volontà. Geniale l'intuizione, e per molti versi rivoluzionaria se si guarda all'importanza che ha avuto questo aspetto in filosofi come Focault, secondo la quale con Socrate sia cominciata la pratica del giudicare la vita e ancora piu importante è stato l'avere riconosciuto in questa la sostanziale tendenza antivitalistica, in quanto antepone una presunta verità alla vita stessa. Lo stesso discorso vale con la creazione del libero arbitrio ( che non bisogna confondere con la volontà) che altro non è che un dispositivo attraverso la quale si incolpa sottilmente la libertà degli uomini come prima responsabile di azioni deviate. Ma ancora più importante è la teoria della trasmutazione dei valori che, a mio avviso, sferra il colpo decisivo allo storicismo hegeliano. Ovviamente bisogna partire dal presupposto che tali posizioni ( a differenza di quanto afferma il paladino della giustizia socratica) siano stati sviluppate solo in campo teorico e che con l'avvento della globalizzazione massificante e del postmodernismo liquido, tali prospettive sono diventate praticamente irrealizzabili. Ma leggere Nietzsche, a mio avviso, rende almeno capaci di ritagliarsi uno spazio di libertà personale. Piccolo certo, ma praticamente un paradiso se paragonato alla mediocrità odierna
Crepuscolo degli idoli ovvero come si filosofa col martello
Il "Crepuscolo degli idoli" appartiene a quei mesi brucianti del 1888 che videro l’ultima fioritura degli scritti di Nietzsche. In questo libretto leggero, sinuoso, acuminato Nietzsche sembra cercare una pausa di temibile «ozio», un respiro all’interno della laboriosa formazione della sua grande opera incompiuta: la «Trasvalutazione». È un gioco guerresco, teatrale, che vuole aggirare, auscultare e rovesciare tutti quegli «idoli» che accompagnano la nostra storia. Il Nietzsche che qui racchiude in una abbagliante parabola la millenaria vicenda attraverso la quale «il mondo vero divenne favola» è lo stesso che, superata la soglia iniziatica nella sua critica della décadence, ne annuncia la conclusione paradossale: che l’unica critica adeguata della décadence è quella che ci obbliga ad «andare avanti, voglio dire un passo dopo l’altro più in là nella décadence».
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Utente Anonimo 06 febbraio 2020
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Danillo Bellini 07 ottobre 2017
Un saggio sconcertante per i suoi contenuti, a cominciare dal grottesco tentativo di confutazione del pensiero e della personalità di Socrate. Nietzsche usa addirittura la fisiognomica (si sa che Socrate era esteticamente sgradevole) e la sua classe sociale (“plebaglia”) per cercare di svalutarlo come persona e come filosofo. Patetico anche il tentativo di svalorizzare la dialettica socratica “Bisogna aver da ottenere a forza la propria ragione: altrimenti non si fa uso della dialettica. Perciò gli Ebrei erano dialettici”. Anche quando Nietzsche usa argomenti più seri è poco credibile. Sicuramente l’insegnamento di Socrate ha contribuito a distruggere la visione tragica della vita tipica del greco arcaico, tuttavia il suo passaggio ad una visione razionale, ottimistica e morale della vita mi sembra ampiamente preferibile alla visione precedente. Allo stesso modo la “volontà di potenza” intesa come lasciare libero sfogo ad istinti quali la sessualità, l’orgoglio, la sete di possesso, la sete di dominio e la sete di vendetta porterebbe facilmente a comportamenti antisociali o criminali. Anche la negazione di una qualsiasi morale appare come un pensiero ultra individualista non applicabile a livello sociale. Sarebbe una guerra di tutti contro tutti. In diverse occasioni affiora poi la sua concezione aristocratica (classista) e antidemocratica della società. Onestamente non capisco come questo filosofo sia così considerato. Sul fatto che la civiltà occidentale, con il predominio della tecnica e dell’economia sull’uomo, sia arrivata ad un punto critico, possiamo essere d’accordo, tuttavia per me, ciò è dovuto al predominio della libertà individuale sulla morale. In un certo modo le idee di Nietzsche hanno comunque preso il sopravvento nella società.
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