Una traduzione che si consiglia per accuratezza, dirà Giorgio Colli. E infatti quella di Pietro Chiodi è una traduzione che restituisce in maniera limpida uno dei più grandi testi filosofici occidentali, forse il più importante della storia moderna. Il testo dove Kant opera la rivoluzione copernicana, indaga la ragione attraverso la ragione stessa, scoprendone i limiti e le possibilità. Un testo consigliato a chi è appassionato di una filosofia raffinata, elegante, che esprime la grandezza di uno dei più grandi pensatori che la filosofia ci abbia potuto dare.
"Quella in cui viviamo è la vera e propria epoca della critica, a cui tutto deve venire sottoposto." Questa frase, tratta dalla prima prefazione alla "Critica della ragion pura", fa intuire la portata rivoluzionaria della prospettiva inaugurata da Immanuel Kant. Il puntiglioso, abitudinario professore di Königsberg, affronta - nel secolo dei Lumi e di Newton l'esigenza di una rifondazione radicale della cultura, muovendo dall'oscura consapevolezza della necessità di far confluire ragione ed esperienza, e arrivando a delimitare nitidamente il raggio d'azione dei vari saperi. Se il metodo della scienza, così fecondo di risultati, alimenta le speranze nel progresso conoscitivo dell'umanità, d'altra parte non è in grado di offrire risposte agli interrogativi più profondi e pressanti, come il problema del libero arbitrio, dell'immortalità dell'anima, di Dio. La "Critica della ragion pura" è il capolavoro filosofico che, più di ogni altro, porta avanti lo spirito e gli ideali dell'Illuminismo: necessario è mostrare i limiti della ragione, perché, credendo di possedere verità assolute, si rischia di cadere nel fanatismo; al contempo, bisogna far valere con forza i diritti della critica razionale, se si vuole evitare che gli uomini siano schiavi di autorità e istituzioni prive di fondamento. "Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!": l'impulso di questo motto percorre l'intera filosofia di Kant, qui esposta nei suoi principi fondamentali.
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Anno edizione:2013
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Che fatica! Uno dei testi filosofici più mal scritti che mi sia mai capitato di leggere. Kant scrive male, in maniera arzigogolata, usando termini specifici in un sacco di accezioni diverse e dando poche indicazioni sul come interpretarli, lasciando sottintesi i soggetti delle proprie frasi e non fornendo quasi mai esempi esplicativi. La parte sull'io penso riassume in sé tutti questi difetti e infatti è uno degli scogli più impegnativi di tutto il libro. Eppure...
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