Come si fa a non essere attirati da un romanzo i cui protagonisti sono nell’ordine: Russ, un padre/marito, pastore mennonita cinquantenne in crisi di mezza età attratto da una parrocchiana, Marion una moglie con un passato da psichiatrica, che pare essere la persona più equilibrata della famiglia Hildebrand, Clem, figlio idealista voglioso di arruolarsi per il Vietnam, che finisce a lavorare sulle Ande, Becky, la cheerleader, la più bella ragazza della scuola, in perenne conflitto con i genitori e con il fratello Perry, genio folle e tossicomane, che riuscirà nell’impresa di bruciare mezza riserva Navajo in Arizona, durante una scampagnata organizzata dalla chiesa di suo padre. Si è in bilico tra il capolavoro e il boh, che senso ha il tutto. Ritmi incalzanti si alternano a fasi di una lentezza soporifera. Si è quasi di fronte ad un compiacimento dell’autore rispetto alla sua indubbia bravura. D’altronde i personaggi hanno una profondità psicologica e delle sfaccettature contrastanti che li rendono quasi iconici. Però il finale lascia un po’ insoddisfatti. Riassunto: bellissimo, ma forse no. Da leggere insomma.
