Deadwired (Green Vinyl)

Il quintetto nu hardcore Bodyweb è il suono del sistema nervoso di qualcuno sull’orlo del collasso — iperattivo, tormentato e implacabilmente vulnerabile. Nato dalla scena hardcore di Leeds, è una lega mutevole di emozione frastagliata e caos preciso. Ciò che ebbe inizio come jam session notturne tra Louis Hardy (Higher Power, Big Cheese, Fate) e Ben Jones (Pest Control) mutò infine nell’EP di debutto train_wreck_simulation, pieno di breakdown frenetici e swag nu metal che sembrava la colonna sonora di un esorcismo digitale. L’ultimo pezzo del puzzle arrivò dall’amico d’infanzia di Hardy, pq. I suoi campioni distorti e le texture sintetiche sono ossessionate e disturbate, iniettando un’anima cyberpunk nella carne dell’hardcore. Dopo diverse iterazioni negli anni seguenti, la band accolse Luke Thompson (Stiff Meds) alla batteria, il regista Tom Hobson alla chitarra e Naomi Macleod (Empire State Bastard) al basso, e realizzò la loro prima offerta collettiva. Il secondo EP dei Bodyweb è una tesi violenta sulla connessione e sul dolore che manda le vocalità non filtrate di Hardy tra paradiso e inferno. Quattro tracce sovrastimolanti attraversano una gamma di stili e influenze, da Slipknot a Björk, passando costantemente da un peso vertiginoso a paesaggi ambientali e hook che scavano nel cervello. Interamente autoprodotto, deadwired perfeziona la formula sonora stabilita nel precedente disco e solleva la domanda: cos’altro potrebbe esistere nella roadmap contorta dei Bodyweb? Nulla sembra impossibile. Ciò che appare importante, tuttavia, è conservare la crudezza in uno stile che può facilmente diventare sterile.