Diario sentimentale - Vasco Pratolini - copertina
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Letteratura: Italia
Diario sentimentale
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Descrizione


Raccolta dolceamara e autobiografica, Diario sentimentale tocca i temi e le atmosfere più cari a Pratolini, che lo definiva «un libro ancora assolutamente privato», quasi un sognante «congedo della giovinezza».

«Romanzo dell'apprendistato, autoritratto dell'artista da giovane. Con questo libro Pratolini scrive una vera e propria metafisica della gioventùMassimo Raffaeli

L'adolescenza, la povertà, Firenze, l'amore, la guerra, la guarigione. Raccolta dolceamara e autobiografica, Diario sentimentale tocca i temi e le atmosfere più cari a Pratolini, che lo definiva «un libro ancora assolutamente privato», quasi un sognante «congedo della giovinezza». Sono racconti di bambini e adolescenti «sbocciati sugli orti e sulla strada» di periferie campestri o quartieri diroccati. Come Valerio, in Via de' Magazzini, orfano di madre in una Firenze popolare e falcidiata dalla guerra e dalle malattie. Come i monelli di Una giornata memorabile, che vivono tra scazzottate di strada, piccoli furti, baci sull'argine dell'Arno. Ugualmente spavaldi, anche se non più fanciulli, sono il narratore delle cronache dal sanatorio e il protagonista di Il mio cuore a Ponte Milvio: la loro sfida, tenace e sfrontata, stavolta è contro la morte – la malattia, la guerra – che minaccia di portarsi via gli anni più belli. Tutti loro, giovani e meno giovani, ladruncoli o soldati, hanno in comune il cuore: quell'impeto generoso e popolano che li guida attraverso i rovesci della vita, incrollabile e saldo come solo il sogno di un ragazzo può essere.

Dettagli

23 maggio 2012
253 p., Brossura
9788817057646

Valutazioni e recensioni

  • Renzo Montagnoli

    Ogni volta che inizio a leggere un libro di Pratolini avverto, già dalle prime righe, un fremito che, dapprima quasi impercettibile, poco a poco satura il mio animo. Anche questi racconti, che riflettono in buona parte la vita dell’autore, sono un concentrato di grande umanità: un’infanzia segnata dal dolore per la perdita della madre, un’adolescenza in cui si combatte per sopravvivere e infine l’età adulta, caratterizzata dagli amori, ma anche dai dolori per la perdita di chi si ama, e inoltre la malattia occasione per altri dispiaceri, nonostante la guarigione. Senza trascendere, senza mai giungere a degli eccessi Vasco Pratolini ha l’incredibile capacità di trasmettere al lettore l’immagine dei suoi sentimenti, racconto dopo racconto, alcuni brevi, altri più lunghi, ma tutti di grandissimo interesse. Che si parli del padre che tornato dalla guerra e rimasto vedovo si risposa per un rapporto non dei più felici, che si narri delle esperienze da scugnizzo o che si dica dei nonni, le uniche relazioni familiari solide fino a quando sono rimasti in vita, la scrittura di Pratolini è intrisa di un lirismo che fa pensare a ispirazioni poetiche trasformate in prosa, un risultato di eccezionale bellezza, con una capacità affabulatoria che non fa mai cadere il ritmo del racconto, che accompagna il lettore al mondo dell’autore, un mondo così lontano dal nostro in cui pur tuttavia ci si immerge volentieri, perché accanto a povertà e miserie umane ci sono dei sentimenti forti, quali l’amicizia e anche l’amore, quest’ultimo travolgente, intenso nel desiderio quanto aleatorio nel risultato. Sì, per quanto possa sembrar strano, anche Pratolini non viene meno a certe caratteristiche del romanticismo, pur inquadrate in un neorealismo che sembra stridere con emozioni e sensazioni, ma che è il palcoscenico ideale per poter intonare un grande canto di umanità. Non credo che ci sia bisogno di aggiungere altro, perché il bello, quando è veramente tale, si commenta da solo.

Conosci l'autore

Foto di Vasco Pratolini

Vasco Pratolini

1913, Firenze

Scrittore italiano. Di famiglia operaia, è costretto a interrompere gli studi e svolge mestieri diversi per potersi mantenere.Autodidatta, entra in contatto con l’ambiente degli artisti e degli scrittori che gravitano attorno al pittore Ottone Rosai, frequentandone la casa.Pratolini comincia a collaborare al periodico «Il Bargello» e diviene redattore con Alfonso Gatto, nel 1938, della rivista «Campo di Marte». Nel 1951 si trasferisce a Roma, città nella quale vivrà da allora in poi.Le sue prime esperienze narrative ("Il tappeto verde", 1941; "Via de’ magazzini", 1941; "Le amiche", 1943; "Cronaca familiare", 1947) compongono il ritratto di un'infanzia e di una giovinezza piuttosto picaresche.Il registro adottato, sin da quelle prime...

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