"Diamoci all'ozio in ogni cosa, fuorché […] nell'oziare". Così cita l'autore di questo pamphlet, P. Lafargue, al filosofo G. E. Lessing, per contestare l'uso censorio del tempo libero sugli operai da parte delle industrie dell'epoca, intente nel perseguire uno sviluppo indiscriminato della ricchezza, a discapito di chi ciò lo rende sì possibile. Una critica che fa impiego non solo della tradizione storica delle civiltà circa l'ozio, vissuto da sempre come una virtù e non uno ostacolo, ma anche dei dati statistici, che mostrano l'incremento di produttività in chi concede anziché stringere i tempi. Uno scorcio delle problematiche del passato, ma che collima anche e spesso con la depauperante industria dei nostri tempi, sempre più incline al dimenticare queste tappe storiche. Consigliato.
Il diritto all'ozio
Nel suo più celebre pamphlet "Il diritto all'ozio", pubblicato nel 1880, Paul Lafargue si espresse contro la «strana follia» che con l'avvento della società capitalista si era impadronita delle classi operaie: «l'amore per il lavoro, la passione esiziale del lavoro, spinta sino all'esaurimento delle forze vitali dell'individuo e della sua progenie». Positivamente accolto da Karl Marx, di cui Lafargue aveva sposato la figlia, "Il diritto all'ozio" si configura anche oggi come un'ironica e graffiante critica dello sfruttamento e dell'alienazione, come una vigorosa esortazione a ritrovare nell'ozio, inteso come tempo liberato dai ritmi produttivi, e nell'attività intellettuale le proprie potenzialità e la propria dignità di uomini.
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Autore:
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Edizione:4
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Anno edizione:2018
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Matteo 06 marzo 2022Contemporaneo, benché del passato
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