L'autorevolezza di Recalcati, in particolare nell'illustrare posizioni riconducibili all'indirizzo lacaniano, è fuor di discussione. Il libro è indubbiamente interessante, in particolare ove letto dopo i precedenti dello stesso Autore sempre sul tema dei rapporti familiari ("Le mani della madre"; "Cosa resta del padre"; "Il complesso di Telemaco; ... ). Anche in questo testo, l'argomento di fondo viene sviluppato ed illustrato mediante rimandi culturali alternati a concetti di teoria psicanalitica, oltreché con sintesi esemplificative di casi clinici, Il tono complessivo dell'esposizione è piuttosto "dotto", rendendo l'opera quasi più vicina ad una breve sintesi scientifica dell'argomento, che non ad un libro di divulgazione. Qualche esempio in più tratto da casi clinici sarebbe stato, perciò, perfettamente adeguato (anche per meglio "concretizzare" i concetti per i profani). Testo che non va, perciò, approcciato con attese di scorrevolezza, bensì con attitudine ad una lettura abbastanza impegnata, come merita peraltro l'importanza dell'argomento ed il rigore della esposizione.
Uno diviso due. Fratelli e sorelle
Questo libro indaga innanzitutto i conflitti e i tormenti che caratterizzano il rapporto tra fratelli e sorelle. Il primo moto che orienta questo rapporto non è, infatti, quello della fratellanza o della sorellanza ma quello dell’odio e dell’inimicizia. Con la nascita di un fratello o di una sorella la nostra vita si trova esposta al regime plurale del Due, all’impossibilità di essere un Uno indiviso. E la prima tendenza pulsionale dell’umano non è quella di accogliere il Due, ma quella di respingerlo, di negarne l’esistenza. Non può allora essere la Natura – la sostanza del sangue – a fondare un legame di fratellanza o di sorellanza. I fratelli e le sorelle rischiano sempre il conflitto aperto, la lotta senza esclusione di colpi, l’aggressività inesausta di una rivalità invidiosa e gelosa che sembra non conoscere alcuna pacificazione possibile. Come si può allora divenire fratelli e sorelle al di là del mito della consanguineità? Come si realizza una fratellanza e una sorellanza che non siano preda dell’odio, dell’invidia o della rivendicazione aggressiva? È possibile realizzare un legame solidale discreto senza la pretesa che tutto sia condiviso, senza annullare l’esistenza separata dell’Altro, senza voler a tutti i costi costringere il reale del Due dentro il recinto chiuso dell’Uno? Il sangue non è la sostanza della fratellanza.
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Nulla dies sine legere 19 maggio 2025Da leggere con la necessaria concentrazione
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