Chi avrà più voglia di ascoltare queste storie quando anche l’ultima testimonianza vivente si spegnerà? Tutto verrà prima avvolto dalla nebbia e poi scomparirà nelle pagine buie della storia. Testimonianza di vite perdute: “Nel ghetto non avvenivano miracoli, e noi avevamo perso ogni speranza”. Quindi anche la speranza era fuggita, neanche una dea può alleviare quel presente a tal punto che “la stessa fine della guerra arrivò completamente inaspettata”. Ma sarà quel passato che come un cerchio unirà i sopravvissuti ma allo stesso tempo li dividerà per sempre. La paura è una costante nello sguardo smunto di queste donne affamate nei propri affetti e non solo nelle carni in mezzo a molti, troppi uomini irascibili per la condizione di profonda privazione. Le donne e i bambini non sanno più ridere e i più piccoli non lo hanno mai imparato. “Tanto ci sarà gas per tutti” dirà un kapò con il fucile spianato e “Fumo: fu questo tutto ciò che rimase della vita di un fratello e di una sorella.” E per chi non era ancora morto “La dottoressa Gisa non aveva strumenti, non aveva medicine, non aveva garze, solo delle striscioline di carta con cui ci fasciava le mani piagate e coperte di lividi. Non poteva curarci la tosse, la febbre, la dissenteria, perciò tiravamo avanti, ci trascinavamo verso i siti di costruzione e continuavamo a lavorare.” Che cosa si può commentare a tali parole. Schegge di vite non vissute. I sopravvissuti si sono sempre dovuti confrontare con quel passato; vite che non sono mai riuscite a far sbiadire i ricordi del passato. L’autrice ha il coraggio di tornare dopo cinquanta anni nei luoghi della propria infanzia ma non trova neppure l’ombra di quello che fu. Reietti in una patria che non fu, perennemente stranieri in un mondo che non guarda indietro. Quel mondo che oramai sta scomparendo per sempre e che presto verrà dimenticato.
Le donne e l'olocausto. Ricordi dall'inferno dei lager
"Le donne e l'olocausto" è uno dei pochi memoriali che si concentra esclusivamente sulle donne. Con sincerità straziante, Lucilie Eichengreen offre uno sguardo approfondito e sincero dell'esperienza femminile nei campi nazisti. Raccontando la storia della propria sopravvivenza, esplora il mondo delle altre donne che ha incontrato, dal potere femminile delle guardie SS, alle prigioniere che erano costrette a prostituirsi per il cibo. Le amicizie che nacquero tra le donne spesso durarono a lungo. Si aiutavano l'una con l'altra, e si dimostravano un affetto e un'attenzione che era diffìcile trovare persino in famiglia. Certo, avevano anche delle nemiche tra loro. Altre donne le maltrattavano, le denunciavano, le raggiravano e rubavano il cibo o le scarpe. In tutti i campi di concentramento era più o meno lo stesso. Ma in generale c'era fiducia reciproca, le donne si davano una mano e piangevano insieme. Con una prosa secca e toccante, la Eichengreen sa cogliere il nocciolo, l'essenza delle cose ma senza fare prediche. In più, Lucilie scrive con l'autorevolezza della testimone oculare, un valore che presto spetterà solo alla pagina scritta e ai documentari filmati, visto che le fila dei sopravvissuti si assottigliano drammaticamente ogni anno. Lei è una di loro, una sopravvissuta che ha ancora voglia di raccontare la propria storia.
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Anno edizione:2012
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Comneno 21 ottobre 2021Ultime testimonianze e poi il buco nero che tutto nasconde
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