Scritto nove anni prima del Capolavoro di Peter Blatty, ma pubblicato in Italia per la prima volta solamente nel 2018, "I due esorcisti" si approccia al tema della possessione diabolica partendo da uno spunto comune: una deliziosa adolescente posseduta dal maligno. Ora pensate all' Esorcista... Al romanzo naturalmente, non al film. Ecco ... Ora chiudetelo a chiave in un cassetto della vostra memoria. Scordatevi l'inquietudine, l'atmosfera, le descrizioni minuziose. Scordatevi il brivido che sale piano lungo la schiena. Scordatevi la potenza di quel testo. Ogni paragone sarebbe inutile e non vi permetterebbe di apprezzare questo romanzo, che ha il pregio di aver precorso i tempi. Russell parte, come accennato, da uno spunto comune ma tratta l'argomento della possessione da una prospettiva differente, andando a toccare da un lato una tematica molto delicata per quel periodo storico ed ancora estremamente attuale (no spoiler) e dall'altro focalizzando la propria attenzione sul "dubbio" che assilla il giovane prete incaricato di eseguire l'esorcismo... credere o meno all'esistenza stessa del Maligno, mettendo così in profonda crisi tutto ciò che si è ritenuto plausibile fino a quel momento. La Fede si scontra con la scienza e tutto viene messo in dubbio. Poche figure si muovono all'interno della canonica: un anziano vescovo, un giovane parroco che fa scattare fin da subito l'empatia, una perpetua accogliente e sensibile e la giovane Susan, oppressa da un Male "che ha un solo nome ma può avere molti volti". I dialoghi sono ricchi, intensi, accattivanti ed accompagnano il lettore in un tragitto incerto solo in apparenza. Non avremo forse a che fare con un'opera indimenticabile, ma la scrittura solida ed il fatto di essere, a tutti gli effetti, il primo thriller/horror incentrato su una possessione, lo rende una lettura interessante oltre che piacevole.
