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La disfatta di Gasr Bu Hàdi. 1915: il colonnello Miani e il più grande disastro dell'Italia coloniale
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La disfatta di Gasr Bu Hàdi. 1915: il colonnello Miani e il più grande disastro dell'Italia coloniale - Angelo Del Boca - ebook
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disfatta di Gasr Bu Hàdi. 1915: il colonnello Miani e il più grande disastro dell'Italia coloniale
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Descrizione


Nell'aprile 1915 l'esercito italiano si prepara a combattere la Prima guerra mondiale. In quello stesso momento tra le sabbie libiche, migliaia di chilometri lontano dal Piave e dall'Isonzo, un'altra tragedia si sta consumando: la spedizione italiana comandata dal colonnello Antonio Miani, inviata a sedare la rivolta dei potenti mujâhidîn arabi, viene pesantemente sconfitta presso Gasr bu Hàdi. Una disfatta che peserà molto sul successivo sviluppo del colonialismo italiano. Male armato e peggio equipaggiato, tradito dai suoi, scarsamente informato della consistenza delle forze nemiche, Miani poté solo cercare di arginare i danni. Eppure, nel caos che seguì l'episodio, fu scelto come capro espiatorio, destinato a pagare gli errori delle alte sfere politiche e militari. Un saggio accuratissimo e avvincente dove il più grande esperto di storia coloniale italiana ricostruisce la vicenda umana del colonnello Miani e descrive la complessa situazione in cui si situò la disfatta di Gasr bu Hàdi, offrendoci il ritratto di un uomo e di un'intera epoca della nostra storia.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
148 p.
Reflowable
9788852058059

Valutazioni e recensioni

Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

Ho cercato di pescare fra i miei ricordi scolastici questa battaglia dall’esito a noi sfavorevole, ma il risultato è stato sconfortante. Nella memoria ho trovato altre sconfitte: quelle della prima guerra d’Indipendenza, quelle della terza guerra d’Indipendenza, fra le quali ben chiaro è stato l’episodio di Lissa, nonché la famosa e tristemente nota ritirata di Caporetto. Del resto le nostre guerre coloniali hanno pochi accenni nei programmi scolastici, come se ci dovessimo vergognare di aver voluto assoggettare altri popoli nel periodo in cui noi cercavamo di liberare dal dominio straniero degli italiani come noi. Sì, ho memoria della disfatta di Adua, ma della guerra condotta in Libia, che si concluse dopo molti anni con una pacificazione ottenuta con metodi barbari e crudeli, riesco ad avere solo un’idea confusa e quindi è ben difficile pensare che Gasr Bu Hadi, questa località desertica del Fezzan, possa avere qualche significato per me. Eppure lì patimmo una cocente sconfitta con il rischio consistente di essere ributtati in mare e di finire nel peggiore dei modi la nostra avventura coloniale nell’Africa settentrionale. Per fortuna che fornisce chiari lumi al riguardo lo storico Angelo Del Boca con questo volume che ha anche il pregio di riparare alle tante omissioni relative alla nostra colonizzazione libica. Il tutto accadde nell’imminenza della partecipazione dell’Italia alla prima guerra mondiale, quando i bellicosi mujâhidîn arabi si ribellarono e venne inviato a sedare la rivolta un corpo di spedizione comandato da un ufficiale di comprovate capacità e di lunga esperienza coloniale quale era il colonnello Antonio Miani. Il libro evidenzia i nostri cronici difetti, che già dolorosamente si rivelarono ad Adua, e in genere in tutte le guerre a cui partecipammo: l’approssimazione e la sottovalutazione del nemico; a ciò si aggiungono, nello specifico caso, gli ordini contraddittori del comando di Tripoli e l’invidia di non pochi ufficiali verso un soldato che si era meritato promozioni e medaglie sul campo, e non in poltrona. Purtroppo, Miani contava di avere forze superiori e invece erano inferiori, dava una fiducia oltre ogni logica alle bande irregolari aggregate alla spedizione, procedeva verso lo scontro come se avesse avuto di fronte dei poveri diavoli armati solo di asce e di lance. E poi, in un ufficiale di cui si presagiva un grande avvenire, si scoprono inutili manie di grandezza, rappresentate dalla corposa e ingombrante colonna delle salmerie, con vettovagliamento e munizioni non di certo per una breve campagna, come si ipotizzava, ma per una lunga e logorante guerra. Tradito dagli irregolari, che già i giorni precedenti avevano dimostrato ben scarso affidamento, comportamento inspiegabilmente ignorato dal colonnello, rallentato dalla citata colonna dei rifornimenti, il nostro corpo di spedizione finì in bocca agli avversari e fu una strage. I superstiti, compreso il colonnello ferito ben due volte, riuscirono a riparare in un nostro fortino sulla costa, anche perché i ribelli si gettarono sull’ambita preda costituita dalle salmerie. Miani si vendicò del tradimento colpendo anche chi non c’entrava e numerose furono le pene capitali immediatamente eseguite. L’uomo, conosciuto come autoritario, ma anche come giusto e imparziale, rivelò una ferocia senza precedenti. Le colpe della disfatta però non erano solo sue, investendo anche il governatore militare e il ministro delle colonie e fu questo che salvò Miani da un processo, in cui sarebbero stati inevitabilmente chiamati in causa le predette autorità, con gravi ripercussioni sullo spirito di un paese che da lì a pochi giorni avrebbe dichiarato guerra all’Austria. Comunque per Miani la carriera militare era finita, ma lui non ci stava a essere il capro espiatorio, e se un processo ci fosse stato – ma non ci fu per i motivi sopra precisati – forse avrebbe potuto difendersi, almeno per sminuire le sue colpe; fu così che si affidò alle memorie, ad articoli, insomma a tutto quanto gli era possibile per difendere la propria onorabilità. Il libro é illuminante e piacevole da leggere al punto che mi sento di consigliarlo.

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ELIO DEFRANI
Recensioni: 3/5

Un libro che viaggia in parallelo perfetto con "Fucilate gli ammiragli" di Gianni Rocca: un ufficiale capace, magari non esente da qualche colpa, che si scontra con l'ignavia e l'inettitudine della classe politica nostrana, impegnata solo nel dare a qualcun altro la colpa del fallimento di una missione impossibile da portare a termine. Qui si parla dell'avventura coloniale italiana, alla vigilia dello scoppia della Grande Guerra. In "Fucilate gli ammiragli" della tragedia della Marina Militare, durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma il Paese e gli uomini che Del Boca e Rocca descrivono sono sempre gli stessi.

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Conosci l'autore

Angelo Del Boca

1925, Novara

Angelo del Boca nato a Novara nel 1925, è stato un saggista, uno storico del colonialismo italiano e docente di Storia Contemporanea all'Università di Torino. È stato insignito di tre lauree honoris causa dalle università di Torino (2000), Lucerna (2002) e Addis Abeba (2014). Tra le sue numerose opere ricordiamo: L'altra Spagna (1961), I figli del sole (1965), Giornali in crisi (1968), Gli italiani in Africa Orientale (1992-1996), Gli italiani in Libia (1993-1994), I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia (1996), L'Africa nella coscienza degli italiani. Miti, memorie, errori, sconfitte (2002), Il mio Novecento (2008), La guerra d'Etiopia. L'ultima impresa del colonialismo (2010), Da Mussolini a Gheddafi: quaranta incontri (2012), Gheddafi....

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