(Denisorka, presso Archangel’sk, 1711 - Pietroburgo 1765) scrittore e scienziato russo. Figlio di un pescatore, nel 1730 poté raggiungere Mosca, dove frequentò l’Accademia slavo-greco-latina; nel 1736 si recò in Germania per completare l’educazione. A Marburgo studiò filosofia, fisica, chimica; a Friburgo mineralogia. In Germania compose l’Ode sulla conquista di Chotin (1739), il primo poema scritto in quella che sarebbe divenuta la prosodia classica russa. Tornato in Russia nel 1741, fu nominato professore dell’Accademia delle scienze, che diresse dal 1758. Animato da un profondo amore per la scienza, cui si univa l’ideale di una scienza russa capace di gareggiare con quella occidentale, L. conseguì risultati di grandissimo rilievo nel campo della fisica e della chimica. Per quanto riguarda la letteratura, la sua attività, altrettanto fondamentale, ebbe un carattere essenzialmente normativo. L., infatti, fissò i canoni della lingua letteraria e introdusse una nuova prosodia (il metro equisillabico accentato in luogo della vecchia prosodia sillabica) che è ancora oggi, in larga parte, alla base della lirica russa. Nel saggio Sull’utilità dei libri ecclesiastici (1757) teorizzò la dottrina, tipicamente classica, dei tre stili (alto, medio, basso, in base alla maggiore o minore presenza di termini antico-slavi), mettendo per la prima volta ordine in una materia caotica come il russo letterario. Nello stile «alto», di cui si servì anche per le tragedie Tamira e Selim (1750) e Demofoonte (1757), L. scrisse le sue Odi, splendidi esempi di eloquenza panegirica o sacra, come la famosa Ode da Giobbe, capitoli XXXVIII-XLI o le due Meditazioni sulla maestà divina, ispirate alla concezione razionalistica di un Dio supremo legislatore della natura. Dello stile «medio» L. si servì per le Epistole, tra cui l’Epistola sull’utilità del vetro (1752), sorta di poemetto didascalico scritto in un russo purissimo. L. è considerato il vero fondatore della letteratura e della cultura russa moderna.