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Anno edizione: 2017
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Il racconto autobiografico delle vicende di Michela Murgia durante un suo periodo lavorativo come telefonista in un call center. Sembra quasi un distopico per il ritratto del mondo del lavoro che ne merge e invece, come molti precari non-più-veramente-giovani sanno, è tutto tremendamente reale. Un libro che si legge in un pomeriggio, ironico e geniale, con qualche riflessione preziosa e incredibilmente attuale sulla vita, sul senso del lavoro e sul work life balance.
Una raccolta di mini-racconti su un ambiente lavorativo, quello dei call-center, che viene descritto in maniera accurata ma leggera. Le parole di Michela Murgia arrivano immediatamente al lettore: parlano di vita quotidiana e di abitudini consolidate di una nota azienda. L'autrice racconta verità sotto gli occhi di tutti, proponendo però un'analisi abbastanza profonda che fa capire la portata dei danni che quelle abitudini lavorative stanno causando dentro e fuori l'azienda. L'intero libro è intriso di un'ironia che lascia ben presto spazio alla tristezza dell'amara verità.
“La scrittura come mezzo per reagire a qualcosa contro il quale nessun’altra reazione sembrava possibile” Michela Murgia, la donna che ha reso la letteratura e la vita un atto politico… Doveroso renderle omaggio con il suo primo romanzo (nato da un suo diario pubblicato in un blog). Romanzo del 2006, anno in cui la morte dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori si consumava, la riforma del mercato del lavoro di Maroni (conosciuta come Legge Biagi) parla proprio del precariato che si fa strada, di ciò che avviene in quei contesti e di ciò che si prova a lavorare in un call center. Michela Murgia descrive alla perfezione il tipico lavoro che rappresenta il precariato, quello del venditore out-bound di un call center, sia nelle mansioni che nelle (talvolta anche divertenti) considerazioni. Da questo romanzo è stato tratto un bellissimo film di Paolo Virzì, Tutta la vita davanti.
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