Robin. Un pettirosso nella tempesta

Quel senso di vastità che ho dentro mi spezza,ma è incredibile come tutti i pezzi del puzzle tornino al proprio posto quando lui è con lei. Se ripenso alla lettura di questo romanzo ho ancora gli occhi lucidi a causa dell’intensità delle parole che descrivono questa storia. Così doloroso. Così vero. Così immenso. L’animo umano è in grado di stupire e regalare emozioni uniche,riesce a prenderti per mano e condurti nei meandri del cuore e della mente senza nemmeno battere ciglio. Non so esattamente che cosa scrivere perché questi due personaggi mi hanno ammaliata con le loro parole. I loro discorsi possono sembrare dolorosi e tristi ma nascondono una profonda crepa che deve essere chiusa. Da quando si incontrano non possono più fare a meno l’uno dell’altra,come quando il buio ha bisogno della luce nelle notti più nere. Jeremy,la balena. « Quel mostro marino che sono io, preda di un marinaio che invece di guidarmi mi ha affogato, ogni anno di più; vittima consapevole di un’adolescenza che ha allungato le sue dita malate, con le quali ha stritolato l’unica cosa bella che potevo avere. La balena è sommersa, ma non del tutto, così come il mio braccio. » Laure,il pertirosso. « Mia madre mi chiama son petit rouge-gorge da che ho memoria….. Significa pettirosso. Ho ricordi sfocati di mio padre che tenta di appropriarsi di questo vezzeggiativo ma, nonostante il suo spirito vagabondo, non è mai stato troppo portato per le lingue. Quindi ha deciso di fare la sua mossa e di mantenere la sostanza, cambiandone la forma. Ha iniziato a chiamarmi Robin che è diventato come una sorta di secondo nome. Un’etichetta per indicare affetto e appartenenza, un modo per rendere speciale un semplice nomignolo. Tu m’as compris?» Quando la balena torna a nuotare nelle acque placide dell’oceano,il pettirosso è appena uscito dalla tempesta.