Recensioni Epitaffio per una spia

Epitaffio per una spia di Eric Ambler
Costa Azzurra, 1938. Vittima di un banale scambio di apparecchi fotografici, Josef Vadassy, un timido insegnante di origine ungherese e incerta cittadinanza, è arrestato con l’accusa di spionaggio. In realtà, la polizia francese sa benissimo che Vadassy è innocente, ma sa altrettanto bene che non è in condizione di trattare: quindi, o entro tre giorni scoprirà chi, fra gli ospiti del suo stesso alberghetto, è il vero agente nemico, o si vedrà revocare il permesso di soggiorno. Per imparare lo sdrucciolevole mestiere di spia – e cioè vedere «la società dal basso, e con rancore» – tre giorni possono indubbiamente essere pochissimi, specie se i tuoi compagni di villeggiatura provengono da ogni angolo d’Europa e ai tuoi occhi poco addestrati appaiono, di volta in volta, l’incarnazione dell’innocenza o della perfidia. Ma sono invece quanto basta, a un fuoriclasse come Ambler, per dimostrare a quale perfezione narrativa possa essere elevata quella spy-story che prima di lui veniva giudicata più o meno da chiunque «una forma infima di vita letteraria». "Epitaffio per una spia" è apparso per la prima volta nel 1938. )
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