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Lorenzo Marone, ci regala questo racconto ironico e provocatorio. Penna blu è un pappagallo che vive nella casa di una famiglia di camorristi. Un'ara blu. Ascolta tutto. Sa tutto. Ripete tutto. Forse troppo. Riceve in dono collane d'oro massiccio, perché in fondo è uno di famiglia, della famiglia. Solo la scrittura di Lorenzo Marone, tra i più importanti scrittori italiani, poteva dipingere la camorra in modo ironico e provocatorio. Una microscopia di penne esotiche dentro i segreti di un clan. Questo è Penna Blu, un racconto per adulti e per ragazzi, una risata su carta per raccontare la camorra.
Un reportage narrativo sulla città più raccontata e chiacchierata al mondo: dal momentaneo buio di un distacco di retina, Antonella Cilento entra nelle ombre di una città dove tanto il sole quanto il mare sono apparenze esterne. Napoli, attraversata dal centro alle periferie e lungo i suoi innumerevoli strati temporali, riappare da parole di scrittrici e scrittori, da Felix Hartlaub a Fabrizia Ramondino, da E.T.A. Hoffmann a Eduardo De Filippo, da Giuseppe Montesano ad Anna Maria Ortese e molti altri. Mappe, decumani, specchi, giardini pensili, pavimenti, maghe, picari e madonne ricompongono un puzzle vivente di una creatura, forse femmina, molto antica, sfuggente e notturna: è fatta di carta, è solo immaginaria? Con gli occhi chiusi o al sole, da lontano e da vicino, Napoli sorprende e cattura, qualche volta inganna.
Interverranno
Giovanni Cerchia (professore ordinario UNUMOL)
Ilaria Cervo (presidente Associazione storica del Caiatino)
Mario Rovinello (editore)
Fosca Pizzaroni (autrice)
Modera: Lidia Liberto (giornalista)
Autunno 1943: il casertano subì stragi e fece Resistenza. Molte furono le donne nate o residenti in questa provincia, antica Terra di Lavoro, vittime di eccidi e fucilazioni, molte quelle che aderirono alla lotta di Liberazione, operando anche in altre regioni. Per riscoprirne la memoria sono stati rintracciati i loro nomi attraverso le carte del ministero della Difesa, Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani, conservate presso l'Archivio centrale dello Stato. E tutte le combattenti vollero veder riconosciuta la loro partecipazione, non accontentandosi della qualifica di "patriota": una sorta di disobbedienza civile ante litteram, che le vide in massa far "ricorso" e richiedere il grado di "partigiana combattente". Poi, fu silenzio.
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