La ferocia da l'idea di essere stato scritto in periodi diversi e cronologicamente distanti tra loro. Tre periodi per la precisione. E per fortuna che c'è il terzo. Nel primo, quello che scrive è un Lagioia prossimo al delirio. Periodi lunghi, contorti, fumosi, talvolta incomprensibili. Come se l'autore si crogiolasse nella cura del significante, trascurando completamente il significato e ignorando l'esistenza stessa di un ricevente a cui il messaggio si rivolge. Il risultato stanca. Quasi ti viene voglia di tirare il libro per aria e di farla finita. Il secondo momento, è quello del rimorso. Sembra che l'autore si accorga improvvisamente che il fiume di parole che scorre nella prima parte, prevalga prepotentemente sui concetti. Allora comincia drasticamente a tagliare e le sue pagine diventano un insieme di minifrasi, soggetto-predicato-complemento, che hanno come l'obiettivo di sviscerare la trama nel minor tempo possibile, per recuperare quello perso, non si sa perché, nella parte precedente e mettersi in linea col racconto. Menomale che finisce presto. Finisce quando comincia il terzo periodo: finalmente. Lagioia prende a raccontare con maestria, eleganza e cura dei particolari, senza mai perdere di vista la storia, la personalità dei suoi attori, la passione. E ti prende, La ferocia. Ti trascina fino alla fine, lasciandoti quella sensazione insopportabile di sporco, che ti opprime e ti rimane dentro, centrando pienamente l'obiettivo che l'autore, con ogni probabilità, si propone. Due domande: perché pubblicarlo così, senza rivisitare la parte iniziale nel tentativo di addolcire le differenze con il resto del libro? Basta un terzo del romanzo per meritare il Premio Strega?
La ferocia
In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada statale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati dritti su di lei. Quando, poche ore dopo, la ritroveranno ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della piú influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate cosí? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli - in particolare quello con Michele, l'ombroso, l'instabile, il ribelle - può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell'azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo. L'intensità della scrittura - mai cosí limpida e potente - ci avviluppa in un labirinto di emozioni, segreti e scoperte, che interseca le persone e il loro mondo, e tiene il lettore inchiodato alla pagina.
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Lingua:Italiano
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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GIANLUCA MARINO 03 marzo 2017
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E' il ritratto della società della Bari bene visto attraverso gli occhi dei diversi protagonisti, vittime e artecifi di un complicato destino. Spesso tentata di abbandonarlo poi con fatica portato a termine nella speranza di un miglioramento che non è mai arrivato e spinta anche da un briciolo di curiosità che il giallo si porta dietro. Consapevole di non aver capito la storia e neppure tutti i risvolti posso solo affermare che di questo autore non leggerò altro.
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Questo libro non mi ha convinto: innanzitutto troppo lungo al punto da diventare noioso e poco appassionante. I personaggi poi sono stereotipati e scontati: fanno sempre quello che ci si aspetta che facciano. E lo stile di scrittura: alcune frasi sono del tutto incomprensibili. Nel tentativo di essere originale e profondo, lo scrittore cade in frasi assurde al punto da sconfinare il ridicolo. Peccato perché avrebbe potuto essere un romanzo interessante, invece mi ha annoiato. Due stelline invece di cui una solo per l'ambientazione.
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