Fisica della malinconia è un libro magistrale, autentico e difficilmente catalogabile. È un romanzo ma anche un saggio; è una riflessione ma anche una visione dottrinale; è un insieme di racconti ma anche una meditazione sul tempo; un po' mitologico è un po' antropologico; ha una spruzzata di religione ed un'altra di sesso casareccio e godereccio; è un atlante ma anche un trattato di storia; è illusione ma anche allusione; è fantasia ma anche realismo; è poesia ma anche fumetto erotico anni 70; è fisica quantistica ma anche filosofia/sociologia; è solitudine ma anche moltitudine; è Teseo ma anche il minotauro. L'asse portante del libro è l'alternanza del tempo, il passato ripercorso come delle particelle elementari che fluttuano e si muovono nello spazio e nel tempo dando vita all'abbraccio eterno che lega la fine con ogni nuovo inizio. In questa diversità narrativa il lettore spesso si perde ma Gospodinov, come una novella Arianna, ci regala il filo che ci guiderà attraverso i milioni di labirinti che ogni giorno, come dei minotauri, abitiamo. Five-star Book
Un ragazzo è affetto da una strana sindrome: soffre di empatia, è capace di immedesimarsi nelle storie degli altri. Inizia così un viaggio nel mondo del possibile, nel labirinto dei sentimenti mai provati, delle cose mai accadute eppure reali più del reale stesso. Questo “io” coraggioso e impertinente va e viene dal passato, fa incursione in un futuro di cui abbiamo già nostalgia, e ritorna con un inventario di storie sull’autunno del mondo, sui minotauri rinchiusi in ognuno di noi, sulle particelle elementari del rimpianto, sul sublime che può essere ovunque.
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Titolo: Fisica della malinconia A cura di Giuseppe Dell'Agata Autore: Gospodinov Georgi Editore: Voland Anno: 2022; bross. edit. ill. con bandelle;
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Collana:
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Anno edizione:2013
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Dap 31 luglio 2025
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maurizio piccinelli 29 maggio 2019
ho letto quasi tutto della collana sirin della voland e questo libro resta il mio preferito, sia per quel che riguarda la scrittura che per i temi trattati.
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Un libro che non può lasciare indifferenti: o lo si ama o lo si abbandona dopo poche pagine. L’aspetto più particolare è lo stile: complesso ma molto affascinante che mi ha ricordato Estherzay in Harmonia Caelestis. Mentre però Esterházy per la prima metà del libro mette a dura prova la resistenza del lettore con centinaia di pagine dedicate a questo strano stream of consciousness e con la ripetizione continua dell’incipi “il mio buon padre” (ma se non ci si scoraggia, si entra in uno stile di scrittura quasi ipnotico e davvero coinvolgente), Gospodinov nella prima parte racconta una storia in maniera lineare ma ad un certo punto quasi impercettibilmente lo stile diventa sempre più frammentato, un flusso di pensieri vorticoso. La storia di per se non è così importante (anche se il continuo parallelismo tra il Minotauro e i bambini che si sentono soli e abbandonati è molto efficace), o almeno non è la cosa che mi ha più colpita ma piuttosto questa capacità di catturare l’attenzione del lettore con uno stile che ricorda altri autori, li mescola facendone uscire fuori un romanzo da leggere. Assolutamente da leggere.
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