Potremmo metterla così, come un gioco: entro in un ristorante, saluto cordialmente un conoscente, e poi lo ammazzo, sparandogli davanti a tutti mentre sta consumando la sua cena, senza particolare crudeltà o prosopopea. Poi me ne vado felice e sereno in prigione ma, qualche tempo dopo, chiamo un avvocato scalcagnato e gli dico che sì, ovviamente sono stato io a sparare, ma lui deve provare a dimostrare che non sono stato io a farlo. Folle, apparentemente. Ma la storia che si disvela piano piano vi lascerà sconcertati, attratti, sgomenti. E, soprattutto, genuflessi di fronte alla bravura di questo grande scrittore nel maneggiare quella grande matassa spinosa e paradossale che è la giustizia.
Giustizia
Tutta giocata di sponda è la partita di biliardo (umano) su cui si impernia questo romanzo giallo: o meglio "antipoliziesco", giacché sin dall'inizio ci esibisce l'assassino. La prima palla a finire in buca, per un colpo a la bande, è la testa calva del professor Winter, esimio germanista: centrato dai proiettili dello squisito consigliere cantonale Kohler, cade con la faccia nel piatto di tournedos Rossini che stava gustando nel ristorante Du théâtre. Quindi, a una a una, rotoleranno in buca le altre palle - un playboy, una squillo d'alto bordo, una perfida nana, un protettore -, delineando un autentico rompicapo: "II comandante era disperato. Un omicidio senza motivo per lui non era un delitto contro la morale, bensì contro la logica". Kohler, poi, in galera è l'uomo più felice del mondo: trova giusta la pena, meravigliosi i carcerieri, e intreccia serafico ceste di vimini. Ha un unico desiderio: che l'avvocato Spät, squattrinato difensore di prostitute, si dedichi finalmente a un'impresa seria (ma a lui sembrerà pazzesca) e riesamini il caso partendo dall'ipotesi che non sia Kohler l'omicida: "Deve solo montare una finzione. Come apparirebbe la realtà, se l'assassino non fossi io ma un altro? Chi sarebbe quest'altro?". Accettata la sfida, Spät precipiterà ben presto in un gorgo, in una surreale commedia umana e filosofica che tiene tutti - lettori in primis - col fiato sospeso: per quale ragione Kohler è di umore tanto allegro? E perché mai ha ucciso Winter?
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Collana:
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Anno edizione:2011
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Marco Bertagna 18 maggio 2018
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GIANLUCA SPERA 21 novembre 2016
Ripreso dopo quarant'anni dall'autore (iniziato nel 1955, concluso nel 1985), presenta qualche eccesso narrativo, una scrittura non sempre fluida (questo sarà dovuto anche alla complicata traduzione dallo svizzero) e una trama un po' sfilacciata. Oscilla tra saggio e romanzo, mescolando troppo l'uno e l'altro. Però, senza alcun dubbio, la riflessione sulla Giustizia e le sue distorsioni è formidabile. Le incongruenze di ieri sono quelle di oggi e, con ogni probabilità, saranno quelle di domani. Se ne potrebbe ricavare un testo di aforismi. Non è un libro per addetti ai lavori. A tratti, può risultare noioso. Però, basti sapere che l'autore era molto apprezzato da Sciascia.
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