Gran bella cosa è vivere, miei cari - Nazim Hikmet - copertina
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Letteratura: Turchia
Gran bella cosa è vivere, miei cari
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Pubblicato nel 1962, un anno prima della sua morte in esilio a Mosca, Gran bella è cosa vivere, miei cari è un romanzo la cui gestazione ha accompagnato gran parte della vita di Hikmet. Pur trattandosi di un'opera di fiction, le vicende che Hikmet racconta sono attinte dalla sua biografia: sua è la voce del narratore, un uomo morso da un cane rabbioso che attende la fine del periodo di incubazione isolato in una capanna dell'Anatolia lasciandosi andare alle intermittenze della memoria e del cuore; suo è il "materiale di vita" che si accumula nelle pagine, gli squarci sull'infanzia, i momenti di attivismo politico, le sofferenze dell'esilio; suo l'incancellabile ricordo di un'amatissima donna, Anushka, sfuggente e contesa. Ma definire questo romanzo come semplicemente autobiografico sarebbe oltre modo riduttivo. Perché scorre nelle sue pagine una forza creativa che attinge alla poesia di Hikmet e a tutta la sua opera, in un singolare procedimento che si potrebbe semmai definire "autobiografico".

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TITOLO: Gran bella cosa è vivere, miei cari; AUTORE: Nazim Hikmet - a cura di Giampiero Bellingeri; EDITORE: Mondadori; COLLANA: Scrittori italiani e stranieri - ; 2010 - CONDIZIONI: cartone edit. con titoli al dorso e sovrac. ill. - prima edizione it. - trad. di Fabrizio Beltrami - OTTIME CONDIZIONI

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Gran bella cosa è vivere, miei cari

Dettagli

12 ottobre 2010
262 p., Rilegato
Yaşamak güzel şey be kardeşim
9788804603221

Conosci l'autore

Foto di Nazim Hikmet

Nazim Hikmet

1902, Salonicco

Nazim Hikmet è stato un poeta turco. Soggiornò a Mosca dal 1921 al 1923 e, una seconda volta, dal 1923 al 1928, entrando in contatto con la cultura sovietica di avanguardia. Tornato in patria, nel 1938 fu condannato a 28 anni di carcere per opposizione alla dittatura di Kemal Atatürk. Nel 1950 fu liberato e si trasferì nell’Unione Sovietica, dove morì. Dotato di una profonda conoscenza sia della cultura orientale sia di quella occidentale, Hikmet usò modi espressivi assai vari, ma sempre in una lingua semplice e diretta, nell’intento di comunicare a tutti, con i suoi versi, la ricchezza della sua esperienza umana e politica e la tragicità della condizione storica della sua gente. Della sua vasta produzione lirica ricordiamo...

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